Se non farà partire in fretta la stagione del cambiamento potrebbe vedersi drenare voti anche da Pizzarotti. Del sindaco di Parma non si parla, ma non è esclusa una sua lista che potrebbe lanciare un'opa sugli elettori Dem e su parte di quelli dei 5Stelle
Nessuno ha certezze, ma nei palazzi romani in molti ritengono che l’alleanza fra 5Stelle e Lega si farà. Resta da capire se sarà allargata o meno a tutto il centrodestra. Però c’è anche la convinzione che i tempi non saranno brevissimi. Il problema sono le elezioni regionali. Solo dopo che si sarà votato in Molise e in Friuli la situazione si potrebbe sbloccare. Si ipotizza che il nuovo governo si possa insediare all’incirca a metà maggio.
Poi 5Stelle e Lega saranno arbitri del proprio destino. In presenza di un corpo elettorale molto ballerino, per consolidare il loro successo dovranno fare bene.
E il Pd? Secondo me fa bene a stare all’opposizione. Ma non con l’attuale atteggiamento. L’impressione è che i Dem si siano messi sull’argine del fiume in attesa di veder passare il cadavere del loro avversario. È sbagliato. Il Pd deve interrogarsi sul perché ha perso e rinnovare il partito. A tutti livelli.
Per prima cosa bisogna eliminare l’equivoco Renzi. È stato bocciato. Se ne deve rendere conto. Non è vero che ha governato malissimo. Ha fatto anche cose buone. Ma gli italiani lo hanno bocciato. Lo ha fregato soprattutto la sua arroganza, la sua presunzione. È inutile che ci giriamo attorno: è vero che un politico deve essere decisionista, ma è fondamentale che innanzitutto sia inclusivo. E Renzi non lo è.
Ma il Pd non ha bisogno neppure di esponenti come Franceschini. Non può continuare a cercare la scena. Serve aria nuova, una svolta, non tanto nei nomi, ma nella filosofia. Ed è difficilmente pensabile che questa possa arrivare da chi ha già una propria identità politica. Non si può essere buoni per tutte le stagioni.
Sono convinto (e non sono l’unico) di una cosa: l’accordo fra 5Stelle e Lega potrebbe creare dei problemi ai pentastellati. Ripeto: se l’eventuale governo viaggiasse con il vento in poppa non ce ne sarebbe per nessuno. Se, però, ci fossero degli inciampi, nel corpo elettorale comincerebbe ad arrivare dei mal di pancia. Soprattutto in quella parte di elettorato che non ha gradito l’abbraccio con la Lega.
Non dimentichiamo che il 20 per cento degli elettori Pd fino al venerdì sera era precedente al voto era indeciso non se andare a votare, ma se scegliere il Pd o i 5Stelle. Quasi tutti, poi, hanno scelto i grillini. Ma, io credo, potrebbero essere pronti a fare il percorso inverso. Ma di fronte ad una proposta nuova, chiara, inequivocabile.
Altrimenti per il Pd vedo un altro rischio: quello di essere drenato da Pizzarotti. Del sindaco di Parma non se ne parla. Premetto: non ho notizie certe. Sono fermo all’intenzione di scendere in pista in occasione delle regionali del 2019. Però, io credo, che restino inalterate le sue ambizioni politiche che vanno ben oltre i confini della città ducale. E se lo facesse non è escluso che lanci un’opa sul Pd. Non tanto sul simbolo, ma sul suo elettorato. Soprattutto se i Dem non faranno partire in fretta la nuova stagione. Quella del reale cambiamento.
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