La presidente nazionale di Confesecenti impressionata favorevolmente dalla città che Ieri l'ha ospitata
Una città bella e vivibile. Io Cesena l’ho sempre considerata così. Ma sentirselo dire dalla presidente nazionale di Confesecenti fa piacere. Patrizia De Luise ieri era in città per presenziare all’annuale assemblea di Confesercenti. Un incontro molto partecipato. Assieme a Cesare Soldati, presidente del Cesenate, Patrizia De Luise è stata intervistata da Emanuele Chesi.
Inevitabilmente i temi locali e quelli nazionali si sono intrecciati. In particolare quando si è parlato delle chiusure domenicali (la presidente di Confesercenti non pare essere molto entusiasta), dei problemi provocati dell’e-commerce (c’è preoccupazione, ma nessuna voglia di abbassare la guardia), oppure dalla capacità di spesa degli italiani (“serve un calo delle tasse generalizzato. È necessario per rilanciare i consumi interni che sono sempre fiacchi e invece dovrebbero ripartire per sopperire al rallentamento dell’export”).
Non poteva mancare un riferimento al turismo. Secondo Patrizia De Luise è “un driver per la crescita del Paese. Servono interventi per la promozione dell’Italia e non delle singole località. Servono anche investimenti in infrastrutture per facilitare l’arrivo e la percorrenza”.
Però l’interesse generale è stato caratterizzato dal giudizio sulla manovra economica del governo. Il parere è stato negativo, ma non tranciante. La presidente di Confesercenti non si è detta preoccupata per Il deficit, ma perché è stato fatto senza puntare sullo sviluppo, senza guardare alla crescita. In effetti il problema della manovra economica è quello. Del resto se un imprenditore va in banca e chiede un affidamento ha possibilità di ottenerlo se punta sugli investimenti. Più difficile che ottenga una risposta positiva se l’obiettivo è quello di aumentare gli stipendi ai propri dipendenti.
Il governo però contesta questa lettura. Sostiene che l’obiettivo è la crescita attraverso gli investimenti. Ieri il ministro Savona a Sky tg24 ha detto che nel primo trimestre del 2019 partiranno cantieri per 18 miliardi di euro.
Non so se le cose stanno veramente così. Vedremo. Però prendiamo per buone queste parole. A questo punto però il problema è quello della comunicazione. Salvini e Di Maio sono molto bravi a farlo. Perché allora hanno tenuto nascosto il volto keynesiano di questa manovra? Capisco che è più facile conquistare consensi con degli slogan. Mentre la bontà di una manovra fatta di investimenti non riscalderebbe i cuori degli elettori. Però potrebbe essere recepita dagli investitori che, di fatto, sono le nostre banche.
Adesso pare che questo compito sia affidato al presidente del Consiglio. L’impressione è che stiano giocando al poliziotto buono e a quello cattivo. Speriamo funzioni e, soprattutto, che vi sia ancora tempo per intervenire.
Il problema, leggendo la stampa odierna, è che nel 2019 l’italia dovrà collocare emissioni per 100 miliardi di euro. Chi le acquisterà?
Secondo i quotidiani interlocutori privilegiati sono (o sarebbero) Russia e Stati Uniti. Ma gli analisti hanno qualche dubbio al riguardo. La Russia è catalogata come una sorta di vorrei, ma non posso. Potrebbe investire “solo” sei miliardi. Diversa la potenza di fuoco degli Usa. Ma a non convincere gli analisti sono le finalità delle due maxi potenze. Entrambe sono in lotta con l’Unione europea e userebbero l’italia come grimaldello per metterla in difficoltà. Vero o falso? Lo scopriremo solo vivendo.
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