Riflessione di Jacopo Rinaldini
Dalla vicenda della Sea Watch nasce una riflessione profonda di Jacopo Rinaldini.
– Il Ministro l’ha chiamata “sbruffoncella”, tanti suoi sostenitori, sul web, invocano le cannonate, gli arresti e le esecuzioni in piazza.
Altri sentono il dovere di difendere, battendo sui tasti della tastiera, il sacro confine della Patria, un po’ come se il Piave scorresse a Lampedusa. Pare quasi di sentire la eco de “Non passa lo straniero!” e il rullo dei tamburi.
Quanto orgoglio malriposto, quanti commenti meschini e taglienti ho letto nel corso di ventiquattro ore.
Fosco Maraini, viaggiatore e studioso, in “Segreto Tibet” riporta un antico canto tibetano che più o meno recita così: “la patria, cos’è? È una tenda su una distesa di sassi.”
Una tenda su una distesa di sassi non vale la mia coscienza.
È un esame, questo. È il banco di prova della nostra moralità. Un “test”.
Quando mi guarderò indietro non voglio rimpianti circa le battaglie che avrei potuto combattere e non ho combattuto e le scelte che avrei potuto fare e non ho fatto: per queste ragioni, che mi sembrano più che sufficienti, ho scelto di parteggiare per la “fuorilegge”, perché sta facendo ciò che è giusto piuttosto di ciò che le conviene.
Gli esempi da seguire non ci mancano, hanno nome e cognome: Carola Rakete e Lorenzo, Orso, Orsetti, nome di battaglia Tekosher.
A voi la mia gratitudine, poiché siete luce di speranza. –
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