Matteo Micucci, giovane ricercatore cesenate in Scienze Farmaceutiche, lancia l’allarme: attenzione a chi diffonde fake news in tema di salute a un pubblico che non sempre ha gli strumenti giusti per discernere ciò che è reale da ciò che rappresenta una elucubrazione più o meno astrusa.
È corretto dire che la maggior parte delle informazioni che circola in rete in ambito scientifico è fasulla o male interpretata?
Purtroppo sì. Molti postano notizie senza verificare le fonti, aumentando la disinformazione e alimentando false credenze che possono sfociare in fenomeni sociali pericolosi. La Scienza si basa su regole precise e puntuali, che hanno prodotto progresso e migliorato la vita dell’essere umano. La Scienza è una cosa seria, e tutti devono attenersi a regole che servono per fornire risultati attendibili, con ripercussioni sulla vita di tutti.
Molti postano sui social network esperienze positive vissute in prima persona con questo o quel prodotto. Cosa ne pensa?
Non si rinnega l’empirismo, e non si nega l’importanza dell’esperienza, anzi la si pone sul piano del dubbio, dunque del possibile. Con lo studio della Nutraceutica, ad esempio, si è presa in considerazione la tradizione medica popolare, e la si guarda con curiosità, senza note pregiudiziali. Abbiamo considerato ciò che veniva considerato utile in talune condizioni patologiche nella Folk Medicine, ad esempio in alcuni disturbi di pertinenza gastrointestinale e abbiamo condotto indagini per comprendere la veridicità delle nozioni trasmesse. In molti casi, è stato possibile comprendere i meccanismi molecolari che sottendono gli effetti osservati e identificare le principali molecole presenti nei fitocomplessi studiati.
Come si fa a fare chiarezza? È possibile distinguere in rete ciò che è scientificamente provato, per il bene di tutti?
Bisogna che ognuno faccia il proprio lavoro. La lettura di banche dati da parte di persone che non hanno quel substrato culturale-scientifico che consente di distinguere ciò che potrebbe essere da ciò che realmente è, contribuisce a generare notizie esagerate o eccessivamente dimensionate, comunque non corrispondenti alla realtà oggettiva dei fenomeni. Ad esempio, è importante operare una profonda distinzione tra quello che succede nelle sedi precliniche della ricerca e ciò che invece è clinicamente già evidente. Talune volte accade che si legge di un’azione molto importante in colture cellulari e, attraverso un processo deduttivo, si giunge a conclusioni inerenti la salute delle persone, bypassando, di fatto, tutti gli step intermedi che separano gli esperimenti in cellule da quelli clinici. Nella Ricerca Scientifica, è fondamentale conoscere gli step che servono per giungere alla conoscenza epistemicamente oggettiva dei fenomeni.
Può dirci che sviluppi stanno avendo le ricerche che sta conducendo?
Il grosso lavoro che stiamo facendo ha fatto comprendere molte cose. Ad oggi, posso affermare che occorre adottare un paradigma differente per affrontare la prevenzione, ad esempio, delle malattie neurodegenerative. Con le piante medicinali è quasi sempre possibile modulare una pletora di network molecolari che si influenzano vicendevolmente con potenziali benefici sull’organismo umano. Dunque è basilare comunicare le notizie secondo i dati pubblicati su riviste scientifiche, attenendosi a ciò che già è stato dimostrato, onde evitare di fornire notizie approssimative o non corrette.
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