Nell'occasione verrà devoluto un contributo all'Associazione Italiana Sindrome di Beckwith-Wiedemann.
Giovedì 17 ottobre 2019, alle ore 20.15, il Lions Club Forlì Host organizza un meeting, presso il Circolo della Scranna, per ricordare Salvatore Gioiello, a 10 anni dalla scomparsa del valente giornalista, nonché persona attivissima nel mondo del volontariato cittadino. A mettere in evidenza il contributo dato da Salvatore alla città e al Club saranno il figlio Maurizio, il nipote Francesco, don Sergio Sala, parroco di Ravaldino, Flavio Dell’Amore, già presidente del Panathlon, Foster Lambruschi, Claudio Servadei e Gabriele Zelli, rispettivamente presidente e soci del Lions. Al termine dell’incontro il Lions Club Forlì Host donerà 500 all’Associazione Italiana Sindrome di Beckwith-Wiedemann, che sarà rappresentata da Marco Bilancioni; un contributo alla ricerca della cura per una delle tante malattie rare purtroppo non ancora debellate.
Salvatore Gioiello nacque a Venezia il 7 luglio 1928. L’anno successivo la famiglia si trasferì a Forlì e da allora Salvatore ha sempre vissuto in città. Ha abitato nel popolare quartiere di Ravaldino, in via Porta Merlonia n. 25, con la moglie Maria Luisa Cantarelli, e i di tre figli (Roberto, Antonella e Maurizio).
Ha prestato servizio dal 1945 al 1975, nel ruolo di funzionario, presso il Pubblico Registro Automobilistico di Forlì, così come il fratello Franco; quest’ultimo vi ha lavorato fino al pensionamento.
Di sicuro Salvatore amava la comunicazione mediatica, tanto che nel 1969, a 41 anni, si iscrisse all’università di Urbino per seguire il corso di laurea in giornalismo. Fu per lui un momento faticoso, perché studiava e lavorava contemporaneamente. Il tutto fino alla meritata laurea in
Scienze Sociali. Dopo aver conseguito il diploma della Scuola Superiore di Giornalismo all’Università di Urbino ed essersi iscritto nel 1974 all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, nel 1976 è stato assunto dalla Società Poligrafici Editoriale e assegnato alla redazione di Cesena del quotidiano “Il Resto del Carlino”, nella quale ha operato fino al 1987.
Questo giornale ha segnato profondamente la sua vita, perché dopo Cesena, non è mancata la sua fattiva collaborazione con il giornale bolognese. Infatti, risolto il contratto di lavoro, ha continuato ad essere legato per vari anni come collaboratore prezioso con la redazione forlivese del quotidiano.
Dal 1987 ha intrapreso l’attività pubblicistica. In questo ambito è stato autore di una trentina di lavori a stampa. Il piacere di studiare ed indagare sulla storia romagnola lo ha spinto a scrivere alcuni volumi sul tema. Fra questi ‘Usfadè’ (con Lieto Zambelli), ‘Né pochi, né timidi’ (insieme a Zambelli e Grifoni) e ‘Amarcörd, piò ‘d quarant’én fa’ (ancora con Zambelli). “La Croce Rossa a Forlì: il cammino dell’idea di Henry Dunant (2006). Per il Panathlon ha curato il volume “Quant’acqua sotto i ponti” (1999). Tutte pubblicazioni ricche di storia locale e nazionale, coltissime e nel contempo di facile lettura; fondamentali per conoscere gli avvenimenti forlivesi dei decenni successivi al termine del Secondo conflitto mondiale. Molti suoi libri riguardano il movimento cattolico democratico forlivese e dichiarano il suo impegno di uomo di fede e amante della giustizia sociale. L’ultimo suo impegno letterario fu la traduzione di un libro di poesie dialettali.
Nel 1991, Gioiello divenne socio del Lions club Forlì Host e negli anni che seguirono si impegnò attivamente al servizio del club. Fu membro del consiglio direttivo e assunse la presidenza del Lions nel 2000/2001. Sempre nel 2000 fu cofondatore dell’associazione “Forlì per Giuseppe Verdi”.
La sua bontà e dedizione agli altri si espresse anche nel volontariato: per circa 25 anni fu addetto stampa dell’Istituto Oncologico Romagnolo fondando il periodico trimestrale “L’Informatore” Dedicò attenzione alla sezione forlivese della Croce Rossa Italiana e soprattutto partecipò attivamente al circolo cittadino Acli in cui interveniva spesso per parlare ed esaltare la figura di Lamberto Valli (campione del cattolicesimo democratico forlivese), di cui era stato grande amico.
Daniele Gaudenzi nel volume “Album di famiglia”, edito nel 1991, scriveva su di lui: “Gioiello ha un nome che è un programma: è davvero un gioiello di bontà”. Infatti, del giornalista erano assai note la signorilità, la rettitudine, la gentilezza e la delicatezza d’animo, animata da una profonda religiosità.
Gioiello, deceduto il 4 ottobre 2009, ha lasciato vuoto e rimpianto non solo in coloro che l’hanno conosciuto, ma anche in chi ha letto i suoi articoli, le sue pubblicazioni e in chi ha avuto la fortuna di averlo al proprio fianco nell’impegno di volontario in una delle assicurazioni dove Salvatore ha operato.
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