Tante le incognite, pochissime le certezze. Molto pessimismo. Come pesa il crac della Carisp
Questa sera S&Poor’s comunicherà la propria decisione relativamente al rating del debito pubblico italiano. Non è escluso un peggioramento il che significherebbe che i titoli di Stato italiani sono (Junk) considerati spazzatura. In una situazione normale sarebbe l’anticamera del default. Ma due giorni fa ci ha salvato la Bce dichiarando che comunque continuerà ad acquistarli anche se dovessero subire una retrocessione da parte delle agenzie di rating. Non è la panacea di tutti i mali, ma un aiuto consistente. Se non ci fosse stata quella ciambella di salvataggio ci si sarebbe potuti salvare solo mettendo le mani nei depositi degli italiani oppure puntando sull’intervento dei cinesi che non essendo benefattori avrebbero poi usato l’Italia come testa di ponte per conquistare l’Europa. Ipotesi che, di certo, non sarebbe piaciuta alle Ue, a partire dalla Germania che avrebbe avuto il “nemico” orientale nell’area domestica.
Quindi tutto bene? Assolutamente no. Il governo sta approntando un Def da far tremare i polsi. Attesta che il debito pubblico schizzerà al 155 per cento del Pil. Più o meno 43 mila euro a testa, neonati compresi. La bozza però chiarisce che è sostenibile. Vorrei vedere fosse stato scritto il contrario. Ma è vero. Sempre che vengano fatti alcuni interventi.
Una simile situazione debitoria spaventerebbe molto meno se fossimo in presenza di una crescita consistente. Ma, purtroppo, è difficile immaginare che possa succedere. Quest’anno sarà un bagno di sangue. Mentre per il prossimo è previsto il più 4,7, benino, ma niente di entusiasmante. Il che significherà che dovrà passare del tempo prima che il gettito fiscale torni ai livelli attuali. Solo quest’anno il rischio è di incassare 26 miliardi in meno. L’impressione è che rischiamo di avere un paese zavorrato che per parecchio tempo dovrà fare politiche di bilancio rigorose. “I danni di guerra sono il prezzo pagato dalle generazioni che ritrovano la pace” scrive oggi Alberto Orioli su Il Sole 24 Ore che poi ritiene fondamentale diluire il debito in tempi lunghissimi.
E a Cesena cosa succederà? Nessuno ha la sfera di cristallo, ma è difficile immaginare che le cose possano andare meglio rispetto ad altre parti d’Italia. In questo momento pesa in particolar modo il crac della Carisp e l’effetto trascinamento che ha avuto sulla fondazione. Aver potuto disporre di oltre tre milioni di euro all’anno per aiutare il territorio sarebbe stato molto utile. Potrebbe aiutarci il settore agroindustriale. Mentre cresceranno i problemi per il commercio non alimentare. La mancanza di trascinamento da parte dei pubblici esercizi (un calo è inevitabile, se non altro per il fenomeno degli aperitivi) potrebbe creare ulteriori problemi al centro storico. Inoltre è difficile immaginare che ci possa essere anche il supporto delle fiere. Cesena in Fiera (San Giovanni) è a fortissimo rischio. Idem il festival del Cibo di Strada. Per ora sono state cancellate le anteprime. Il mercato ambulante poi quando riaprirà? Ma soprattutto come?
Tutta una serie di quesiti ai quali al momento è impossibile dare una risposta. Un quadro più preciso lo si potrà avere solo verso la fine anno. Però va detto che è difficile trovare un ottimista: per tutti il bicchiere è mezzo vuoto.
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