Inaccettabile è il richiamo alle “poltrone”.
La nomina di Tiziano Carradori a direttore generale dell’Ausl Romagna non ha sorpreso e non ha neppure preoccupato. Si tratta di un ottimo professionista, già tra i protagonisti dell’Area Vasta sanitaria da cui, su spinta unanime dei sindaci Romagnoli (in primis quello di Cesena Paolo Lucchi), dei sindacati (a partire dal segretario della Uil cesenate Giuliano Zignani) e della politica (con una presa di posizione convintissima del rimpianto Denis Ugolini), nel 2014 è nata quell’Ausl Romagna che pare ancora in grado di garantire il decisivo salto di qualità al bene più prezioso per la nostra comunità: i servizi sanitari, appunto.
Ci sta quindi che in questi giorni si susseguano le prese di posizione pubbliche, le richieste di ascolto e di impegno, le segnalazioni di ciò che non va, che si dovrà cambiare e stravolgere.
Carradori, che è anche uomo di mondo, non ne sarà sorpreso né infastidito e anche per questo dal primo giorno ha annunciato di volere condurre una campagna d’ascolto che parta dai professionisti, per arrivare ai cittadini, ai Comuni. In questo c’è anzi una modalità di rapporto (una volta si chiamava concertazione, oggi non è chiaro) alla quale ci siamo abituati tutti e che anzi ci ha anche fatto crescere come territorio, perché alla fine chi deve decidere decide (e Carradori è uno che decide), ma solo dopo aver ascoltato tutti.
Quello che pare invece inaccettabile è il richiamo alle “poltrone”. Per intenderci non è che un territorio della Romagna debba sentirsi più o meno rappresentato nell’Ausl Romagna se il direttore sanitario o quello amministrativo sono nati o vivono in quel preciso Comune. Non serve mettere la bandierina: è indispensabile piuttosto che il direttore sanitario o quello amministrativo siano non di Cesena, Forlì, Ravenna o Rimini ma siano i più bravi. Su questo nel 2014 ci fu uno scontro esplicito che vide per la prima volta attaccare pubblicamente (chi ha memoria saprà anche ricordare da chi) Vasco Errani, che pareva essersi adeguato a un “manuale Cencelli” provinciale, mentre con sua grande sorpresa trovò un sindaco che aveva classificato tra quelli sempre fedeli, completamente intraversato sul cammino.
Aveva ragione allora quel sindaco, così come oggi ha torto chi in modo esplicito chiede un riequlibrio territoriale alla nomina di Carradori (il consigliere regionale leghista di Forlì Pompignoli) e chi lo sta facendo sotto traccia.
Perché sulla sanità non si scherza: servono i migliori. Chi tocca questo filo nel tentativo di cambiarne la direzione, fa morire la nostra sanità.
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