Troppi soldi fermi nei conti correnti

CESENA. In tempi di Covid è la pandemia a catalizzare l’interesse generale e a tenere banco sugli organi di informazione. Il che non significa che non succede altro. Di notizie ce ne sono tante altre. Però hanno meno spazio. Il fenomeno non riguarda i politici. Loro non le selezionano in base all’importanza, ma alla presa mediatica. Il che significa che molti temi importanti restano lettera morta, ma non solo in tempo di Covid.

Nella settimana che si sta concludendo tra gli spunti più interessanti dal punto di vista dell’economia produttiva c’è la presentazione della Fiat 500 elettrica. Non è una svolta storica, ma un segnale di un ulteriore cambiamento verso una visione green. Ma, secondo gli analisti, dovrebbe essere un passo in avanti per il rilancio del sito produttivo torinese, aspetto importante.

Non mancano poi gli spunti dal punto di vista finanziario. Fa piacere sapere che c’è stato un boom di richieste per la nuova emissione di Btp da parte dell’Italia. Ci sono state richieste di acquisto per novanta miliardi di euro. Una cifra consistente. Il che significa che il mercato (in questo momento) si fida dell’Italia. Non a caso si parla di un possibile discesa a quota ottanta del differenziale fra Btp e bund. Il che non vuol dire che tutto va bene madama la marchesa. Se non ci fosse l’ombrello di Bce ed Europa assisteremmo ad un altro film.

Ma una notizia che fa riflettere è un’altra ed è passata completamente sotto silenzio: nei conti correnti c’è una montagna di soldi: 1.682 miliardi, ovvero quasi il valore del Pil che a fine 2017 era di 1.787 miliardi. Il dato è contenuto nell’ultimo bollettino dell’Abi e segna un incremento della liquidità sui depositi anno su anno dell’otto per cento, in soldoni la crescita è di 125 miliardi.

La realtà, scrive Il Sole 24 Ore, è che la tendenza a mettere da parte i soldi era cresciuta soprattutto tra le imprese di dimensioni più grandi già prima dell’estate: i dubbi sul vigore che avrebbe potuto avere la ripresa e i timori per una nuova crisi di liquidità legata a lockdown anche solo localizzati in alcune aree ha spinto gli imprenditori alla prudenza.

Comunque parliamo di una cifra talmente consistente che rende inevitabile una domanda: perché il sistema italiano soffre in modo endemico dell’incapacità di portare tanto risparmio verso l’economia reale? Un quesito al quale, prima o poi, i politici, invece di guardarsi l’ombelico, dovranno cercare di dare una risposta. Intanto sarebbe importante che ne parlassero.

Nel frattempo c’è una base di partenza: Bianca Maria Farina, presidente dell’Ania, ha sollecitato regole più flessibili per consentire alle compagnie assicurative di investire, ad esempio, in settori chiave come le infrastrutture.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.