Documento di Marcello Borghetti (Uil)
Emergenza sanitaria e lavoro a rischio la coesione sociale. E’ questa l’estrema sintesi della nota firmata da Marcello Borghetti, segretario della Uil di Cesena.
Il dramma sanitario Covid 19, coincide con un dramma economico che mina la tenuta sociale del Paese. Purtroppo questa crisi trova testimonianza nel dato impressionante delle ore di cassa integrazione ordinaria, straordinaria ed in deroga, autorizzate dall´Inps nel periodo gennaio settembre del 2020, con oltre 18 milioni di ore, corrispondenti a quelle che furono autorizzate in provincia nel biennio 2012-2013 quando la precedente crisi registrava una febbre molto alta.
Una quantità enorme di ore che, ipotizzando lavoratori sospesi a zero ore, ha tutelato in provincia circa 12 mila lavoratrici e lavoratori. E’ importante precisare, però, che tali valori sono al netto del numero di richieste di prestazioni che provengono da altri Fondi di più recente costituzione, quali il FIS (Fondo di Integrazione Salariale) ed ai Fondi di Solidarietà Bilaterali, a cui vanno ulteriormente aggiunte le prestazioni del Fondo di solidarietà per l’Artigianato e del Fondo dei Somministrati. Quindi, e purtroppo, il peso della crisi è purtroppo ancora più alto.
Va detto che prima dell’emergenza Covid 19, la Uil di Cesena aveva già segnalato una fragile ripresa, che non produceva grandi effetti sull’occupazione e sulla qualità della stessa, con diffusa precarietà e redditi bassi. Questo per un tessuto produttivo romagnolo da ripensare ma anche per la grave carenza di politiche industriali, di investimenti esigibili, centrati sull’innovazione, formazione, politiche attive, con una strategia centrata sul rilancio dell’occupazione, dei redditi, dei consumi e del nostro stato sociale.
Con l’ultimo Dpcm si colpiscono migliaia di piccole attività, azzoppando imprenditori e lavoratori in situazioni dove si sono realizzati investimenti per garantire le prescrizioni sanitarie, generando sfiducia e una gravissima preoccupazione per l’ulteriore crisi di reddito e lavoro che si determina. Il Governo con queste scelte contradditorie ha dato la percezione che si navighi a vista, tanto più che su scuola e trasporti pubblici vi sono stati evidenti errori e ritardi, che hanno minano la fiducia dei cittadini. Per queste ragioni la rabbia civile e democratica delle piazze deve essere ascoltata, liberandola da delinquenti di varia natura. La programmazione delle scelte che tengano unito il paese su esigenze sanitarie ed economiche impone un confronto partecipato.
Per queste ragioni la Uil e tutto il sindacato confederale ha chiesto ulteriori 18 settimane di cassa integrazione e un contestuale blocco dei licenziamenti, per evitare che il dramma sanitario in attesa di una ripartenza, diventi dramma sociale e disordini. Un confronto che deve realizzarsi immediatamente con un piano straordinario per sviluppo e indennizzi chiari, piuttosto che una giungla di sussidi in modo tale da risolvere la vergogna dei pagamenti ritardati. Nello stesso tempo rivendichiamo il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro, perché in assenza di un rilancio dei redditi, non solo i consumi rimarranno fermi, ma inevitabilmente si alzerà la tensione sociale, con inevitabili scioperi di settori produttivi e con una mobilitazione generale. Infine si rivendica senza ulteriori ritardi l’utilizzo del Mes, per potenziare personale e strutture sanitarie ormai allo stremo.
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