Ma non c'è continuità col Conte 2
CESENA. Ora è certo: Draghi non ha superpoteri. Il presidente del Consiglio è un uomo pragmatico, un economista apprezzato a livello planetario, ma non può fare miracoli. Nemmeno lui è un re Mida, non ha il potere di trasformare in oro quello che tocca. Del resto non era lecito aspettarsi colpi di scena particolari. Ne lui aveva fatto intendere che sarebbe cambiato tutto e subito, anche perché se l’avesse fatto si sarebbero dovuti muovere dei distinguo. Promettere la luna nel pozzo è facile, ma poi quando si tocca con mano la cruda realtà si rischia di restare scottati e chi tenta di stupire lo stesso con effetti speciali rischia di mettere a repentaglio i conti pubblici. Di esempi ce ne sono stati tanti, soprattutto negli ultimi tempi.
Eppure c’è già chi borbotta. Lo riporta oggi Stefano Folli su Repubblica. In attacco di pezzo scrive: come era prevedibile affiorano le prime larvate critiche all’azione di Mario Draghi. Gli si rimprovera tra le righe un eccesso di “continuità” con la gestione precedente, nonché una certa timidezza nel prendere di petto le urgenze del Paese. Sono rilievi che non possono essere sottovalutati, purché non tradiscano una sottintesa sindrome della bacchetta magica.
Ma non c’è niente di più sbagliato. Sono accuse infondate. Anche Folli ritiene che l’immagine di un governo troppo simile al Conte 2 sia fortemente sbagliata. Molto o moltissimo dipende dal basso profilo comunicativo. In un’epoca di over exposition mediatica Draghi ha fatto la scelta opposta: non il basso profilo, ma il silenzio quasi totale. Questo non vuol dire che non stia facendo nulla, anzi.
Però sarebbe sbagliato aspettarsi interventi a 360 gradi. Non può garantirli un governo di legislatura, figuriamoci uno che ha un orizzonte temporale tutto sommato limitato. L’impressione è che Draghi si concentrerà su alcuni temi in particolare, quelli legati allo sviluppo che ha delegato a degli uomini di sua fiducia. Difficile prevedere quali potranno essere i risultati, ma l’impressione è che sul core business sarà un governo fortemente caratterizzato dal suo leader che ai partiti difficilmente farà toccare palla. Sempre però con uno stile molto british. Ufficialmente non userà mai i toni aspri e spesso fastidiosi cari, ad esempio, a Matteo Renzi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma nel concreto andrà avanti con la propria linea, magari indorando la pillola. Ma l’importante sarà il risultato finale.
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