I vertici di Confesercenti delusi dal decreto sostegni
CESENA. Un decreto ristori che non piace alle aziende. E Cesare Soldati, presidente Confesercenti Cesenate, e
Monica Ciarapica, presidente Confesercenti provinciale Ravenna, non nascondono la loro delusione e per esprimere il malessere non usano mezzi termini.
Le grandi attese in vista del Decreto “Sostegno alle imprese” sono miseramente naufragate davanti alla cruda realtà. Siamo di fronte ad un’autentica presa in giro. L’elemosina di Stato innanzi ad aziende al collasso. Occorre tradurre il Decreto in cifre concrete per comprendere l’amarezza delle imprese. Chi ha fatturato 100.000 euro nel 2019 e 50.000 euro nel 2020, dimezzando i propri ricavi, riceve 2.500 euro. Chi ha fatturato 500.000 euro nel 2019 e 250.000 nel 2020, riceve 8.300 euro. Affitto, spese fisse, tasse, utenze, canoni, contributi e tutto il resto sono inalterati. Ma le attività sono chiuse, perché così hanno stabilito i Decreti. Chiuse, quindi senza ricavi. Un’autentica vergogna, che non tiene conto dello stato di difficoltà delle aziende. Se non vogliamo vedere sparire intere categorie professionali, spazzate via dagli effetti della pandemia e da scelte politiche infelici, il governo deve cambiare completamente registro. Se la situazione sanitaria è fuori controllo, e la scelta è di far chiudere le imprese di commercio e turismo, allora vanno garantiti sostegni adeguati ed immediati, non briciole. Se la situazione è sotto controllo, allora fateci aprire subito perché quello che chiediamo è di poter lavorare nel rispetto dei protocolli, per la sicurezza degli stessi imprenditori e dei consumatori. Senza gli assurdi vincoli di orario delle 18 per la ristorazione o chiusura dei negozi nelle gallerie commerciali il fine settimana. E vanno fatti i controlli, sanzionando chi non rispetta le regole. Il Decreto “Sostegno alle imprese” lede la dignità del lavoro, del fare impresa. Non mancheremo di far sentire la nostra voce in tutte le occasioni per rivendicare il diritto delle imprese alla sopravvivenza e alla gestione del proprio destino. Chiediamo che a questo provvedimento ne seguano altri di misura ben più consistente.
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