Per la crescita della città
CESENA. Il progetto della Bicipolitana mi piace. Ma non perché sono sportivo, vado a correre almeno tre volte la settimana e per gli spostamenti urbani prediligo la bicicletta all’auto. Il progetto lo apprezzerei anche se fossi sedentario all’ennesima potenza. Il mio sì sarebbe incondizionato perché è un progetto identitario. Persegue l’obiettivo di disegnare una città mettendo al centro la qualità della vita e degli spazi pubblici e tenendo in considerazione le evoluzioni socio-economiche che l’attuale contesto Covid ha accelerato determinando un cambiamento di abitudini che dovrà andare di pari passo con la progettazione infrastrutturale.
Ma, al di là del progetto in questione, vanno apprezzati i tentativi di fare scelte di governo identitarie. I politici del resto sono eletti per scegliere, non per gestire l’ordinario. Quest’ultimo sarebbe il compito più facile, ma non farebbe il bene dei territori amministrati che hanno bisogno di continui adeguamenti per restare al passo con lo sviluppo.
Basta vedere come è cambiata Cesena. Le trasformazioni sono sotto gli occhi di tutti e, comunque, ce le testimonia in modo perfetto la pagina Facebook “Cesena di una volta”. La mutazione è stata radicale a causa del boom edilizio. In futuro non sarà più così. L’architettura urbanistica è decisa, ora ci potranno essere soprattutto aggiustamenti (ristrutturazioni). Anche per quanto riguarda il produttivo non ci sarà più la fame di aree che ha contraddistinto il periodo compreso fra gli anni Ottanta e Duemila. Lo stesso dicasi per i parcheggi: è finito il tempo della spasmodica richiesta di cercare nuovi stalli o nuove soluzioni.
D’ora in avanti serviranno scelte soprattutto finalizzate a migliorare la qualità della vita dei residenti e a rendere più gradevole e vivibile il territorio. E per riuscirci serve alzare l’asticella della qualità. Perché Cesena, checché se ne dica, è una città bella e dove si vive bene. Anche per quello più che trasformazioni servono aggiustamenti o adeguamenti. Del resto la Bicipolitana è quello: mettere in rete le tante piste ciclabili che già esistevano. Ma tutto deve partire da un presupposto: non c’è solo il centro. Anzi, lo sviluppo deve passare soprattutto dalle periferie.
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