Per troppo tempo usata come foglia di fico
CESENA. Tavolini anche sulle strisce blu. Il virus toglie spazio alle auto. E’ il titolo apparso su repubblica.it. Nel sommario del pezzo di Alessandra Ziniti si sottolinea che piazze e marciapiedi non bastano più e il primo maggio a Roma ci sarà l’occupazione simbolica delle strade al grido: via le macchine, dobbiamo lavorare. E’ chiaro, la situazione è determinata dall’emergenza. A meno di ulteriori interventi del governo, fino al primo giugno si potrà consumare solo all’aperto e i pubblici esercizi sono costretti a fare di necessità virtù. Ma è indubbio che l’approccio sia completamente differente rispetto a quello di pochissimo tempo fa quando il parcheggio era una sorta di Sacro Graal. A Cesena poi è stato venerato al punto di farcene una sorta di guerra di religione. Corrado Patrignani (Confcommercio) era arrivato anche a chiedere di usare piazza del Popolo per farci un’area di sosta.
Per tanto tempo la sosta è stata usata come foglia di fico per giustificare i problemi di un settore (il commercio tradizionale) che invece non aveva la capacità di adeguarsi ai cambiamenti che con la pandemia si sono elevati alla massima potenza. La dimostrazione che la sosta era un falso problema arrivò dal successo commerciale del prefabbricato di piazza Sant’Agostino preso d’assalto pur in assenza di stalli. Ma quello della sosta era uno degli argomenti più facili da tirare in ballo per chi (certe associazioni e alcuni partiti) voleva contestare l’amministrazione comunale ed allora la polemica infuriava.
Senza però tenere in considerazione che la strada da percorrere era quella di creare più spazio per la vita delle persone e meno per le auto. Strada perseguita prima da Preger (parcheggi a cintura), poi proseguita da Conti (pedonalizzazioni certe) e da Lucchi (pedonalizzazioni rafforzate e via il parcheggio di piazza della Libertà).
Forse adesso anche a Cesena il dibattito farà un salto in avanti, anche se non è escluso che fra un paio di anni, se non ci sarà un cambio generazionale, il refrain potrebbe tornare ad essere lo stesso. Ma tornare a sbandierare il problema della sosta potrebbe essere anacronistico soprattutto se indicato come panacea per il commercio tradizionale, comparto lacerato e che aveva grosse difficoltà anche prima della pandemia e che necessita di un rianimatore. Servono interventi nazionali. Per tutelare il settore bisogna agire in maniera strutturale così come si fece per l’agricoltura. In seguito poi gli operatori dovranno adeguarsi alle nuove esigenze, a partire dagli orari.
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