La storia del circolo Saffi di Via Lunga. Quinta e ultima parte
La vita del circolo Saffi di Via Lunga di Forlì, come ricordano Tito Menzani e Federico Morgagni nel libro “Nel cuore della comunità. Storie delle case del popolo in Romagna”, edito da Franco Angeli, Milano 2020, fu caratterizzata da tre momenti particolarmente importanti nella vita del circolo fra gli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso.
“Il primo fu in occasione del XXVII congresso del Pri, nel marzo del 1960”, scrivono gli autori, “quando maturò una frattura interna al partito fra la corrente che faceva capo a Randolfo Pacciardi e quella guidata da Ugo La Malfa. Mentre il primo asseriva che i repubblicani dovevano restare su posizioni liberali, il secondo si era dichiarato favorevole all’apertura governativa ai socialisti, che di lì a poco avrebbe portato ai primi esecutivi di centro-sinistra. Il dibattito fu molto serrato, anche all’interno di Via Lunga, e si concluse de facto nel 1963 con l’espulsione di Pacciardi, che avrebbe fondato un nuovo partito, l’Unione democratica per la nuova Repubblica.
Solo nel 1981, dopo la morte di La Malfa, Pacciardi – ultraottantenne – rientrò nel Pri, andando a visitare alcune sezioni storiche del partito, tra le quali quella di Via Lunga.
Il secondo momento fu nel 1974, quando per alcuni gravi dissidi con l’allora ministro del bilancio, il socialista Antonio Giolitti, il Pri uscì dall’esecutivo, minacciando di restare stabilmente all’opposizione. Si trattava di una fase particolarmente delicata del paese, a seguito della crisi petrolifera dell’anno prima, della cosiddetta ‘conflittualità permanente’ all’interno delle fabbriche e del terrorismo che stava insanguinando l’Italia. Anche in questo caso fra gli iscritti del circolo di Via Lunga si ebbero numerose discussioni relative al da farsi, esauritesi sul finire dell’anno quando il partito tornò al governo in un esecutivo guidato da Aldo Moro”.
Menzani e Morgagni chiudono questo capitolo ricordando che “il terzo momento importante, fu nel 1981 quando, per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana si ebbe un presidente del consiglio non democristiano. Si trattava di Giovanni Spadolini, esponente del Pri, che ricoprì quel ruolo fino alle votazioni del 1983. In quella tornata elettorale il Partito repubblicano conseguì un ottimo risultato, ottenendo il 5,07% alla Camera e il 4,67% al Senato e conquistando ben 39 seggi in Parlamento. Nelle elezioni europee dell’anno dopo toccò il suo massimo storico, ovvero 6,11%. Furono anni di grandi entusiasmi e profonde speranze per i militanti, anche per gli iscritti del circolo di Via Lunga”.
Di lì a dieci anni, però, la fine della prima Repubblica avrebbe portato a una grave crisi all’interno del partito, precipitato allo 0,74% delle elezioni europee del 1994. Fu l’inizio di una fase di declino che investì anche il circolo Aurelio Saffi, povero di avventori e privo dello smalto che aveva goduto in passato. La spaccatura del Pri – diviso fra chi credeva nell’alleanza con il centro-sinistra e chi in quella con il centro-destra – determinò un ulteriore regresso: la dimensione politica si eclissò parzialmente, mettendo più in risalto quella ricreativa.
Attualmente è un circolo Endas che, prima della diffusione della pandemia generata dal virus Covid 19, si era fatto conoscere per l’attività di ristorazione e perché periodicamente organizzava eventi di carattere musicale o culturale, alcuni dei quali in collaborazione con l’Associazione Mazziniana Italiana, sezione “Giordano Bruno” di Forlì.
Gabriele Zelli
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