Si può solo rabbrividire

Basta nascondere la testa sotto la sabbia

CESENA. Muore per la fatica. E’ successo nella campagna brindisina. La vittima è un ragazzo del Mali di 27 anni che lavorava per sei euro all’ora. Meno di quello che molti di noi spendono nell’aperitivo. Di per sé è una cosa gravissima che fa accapponare la pelle. Ma è grave anche vedere lo spazio che gli hanno dato i giornali. Un uomo morto per la fatica (fra l’altro non è il primo caso) pare far meno notizia dello scontro Grillo/Conte o delle esternazioni dei politici, di ogni ordine e grado.

Qui non si tratta di essere buonisti, comunisti, cattolici o qualsiasi altra cosa. Ci dobbiamo preoccupare per la deriva che sta prendendo l’Italia. Un Paese dove si muore per la fatica dopo aver lavorato per sei euro l’ora non può andare bene. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Così recita il primo articolo della nostra Costituzione. Il secondo doveva riguardare la giustizia sociale. 

Signori, senza giustizia sociale non andiamo da nessuna parte. Nascondere la testa sotto la sabbia non solo non serve a niente, ma provoca queste situazioni. La tragedia di quel povero immigrato purtroppo è solo la punta di iceberg. I dati sono impietosi: dopo quasi dieci anni di crisi, la povertà assoluta in Italia è raddoppiata: nel 2005 circa 2 milioni di persone si trovavano in questa condizione, ovvero il 3,3% della popolazione. Tra il 2011 e il 2013 l’incremento più drammatico: in un solo triennio i poveri assoluti sono passati dal 4,4 al 7,3% della popolazione. Nel 2017 sono l’8,3%. Inoltre la povertà continua ad aumentare tra le fasce più giovani e così aumenta anche il divario di reddito tra generazioni e inter-generazionale. Inoltre, giusto per non farci mancare niente, il 5 per cento più ricco della popolazione possiede quanto il 90% più povero.

E’ una deriva pericolosa dalla quale si rischia di fare sempre più fatica ad uscirne. Se per studiare i rimedi non partiamo da questi dati tutto rischia di essere inutile. Poi ognuno avrà la sua ricetta. Nessuno sponsorizza il pensiero unico. Però tutti devono partire dal presupposto che la giustizia sociale è fondamentale. Perché grazie a quella avremo una buona qualità del lavoro e, quindi, potremo dare una risposta adeguata al primo articolo della Costituzione.

Questo post è stato letto 63 volte

Avatar photo

Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *