«Il mio viaggio da giornalista nelle cooperative»

Dopo i miei primi cinque anni di lavoro, trascorsi a scrivere per l’Unità di Forlì e circa dieci anni a dirigere il combattivo settimanale Il Forlivese, sono stato chiamato a dirigere l’Ufficio Stampa e PR della Lega delle Cooperative e quindi a pubblicare ogni mese l’house organ del Movimento Cooperativo che allora comprendeva Forlì, Cesena e Rimini e si chiamava La Società Cooperativa. Fino al 1999!

Con l’allora presidente nazionale della Lega delle Cooperative, Lanfranco Turci


Un’esperienza nuova per me, abituato a “stare sul pezzo”, come si dice in gergo, ad inseguire la quotidianità, o quasi, dei fatti, degli accadimenti, degli scontri politici, delle scelte culturali e sociali delle nostre realtà. Ma non ci ho messo molto ad entrare in sintonia col mondo cooperativo, la sua organizzazione, le sue scelte condivise tra centinaia, migliaia di soggetti, di uomini e donne che avevano lo stesso obiettivo: cooperare tutti insieme per lo sviluppo della propria persona, della propria famiglia, in stretta sinergia con le istituzioni, la società civile, tutto il territorio circostante.
E tutto questo l’ho capito a mano a mano che incontravo, conoscevo, supportavo le varie cooperative a mettersi a nudo, a confrontarsi, a farsi conoscere anche da un pubblico più ampio, grazie al supporto dei media locali, regionali e nazionali, giornali, radio e televisioni, che coinvolgevamo sempre di più grazie alle eccellenze che le varie cooperative mettevano in campo nel corso di quegli anni.

Insieme alle donne di Federcoop


Come non ricordare, quindi, i primi passi mossi da Apofruit nella produzione delle prime fragole biologiche, con i bellissimi servizi di Federico Fazzuoli, sulle prime puntate di Linea Verde, su RAI Uno, una produzione che ha poi tracciato il solco per Almaverde Bio, oggi diventato un colosso del settore.
Oppure le prime ricerche della CAC, la cooperativa diventata poi leader mondiale nella produzione di sementi per la loro moltiplicazione ottimale nelle singole varietà, o della Frigoriferi Industriali, che hanno fornito al settore agroalimentare nazionale una risposta concreta e definitiva sul sistema del freddo e quindi della conservazione dei prodotti.


E come non ricordare quello a cui tengo di più: aver contribuito nel 1993 alla nascita del Corriere di Forlì e di Cesena, assieme a Flavio Casetti, Lucio Nardi e Irma Galassi, allora dirigenti della Federcoop di Forlì, avendo fornito al gruppo di giornalisti del quotidiano La Gazzetta, rimasti senza lavoro dopo il fallimento di quella testata, la nostra Cooperativa Giornali Associati, Editrice della testata Il Forlivese di cui io ero Direttore Responsabile, rimasta chiusa in un vecchio verbale dell’assemblea dei soci e lì dimenticata, e che sarebbe invece servita, secondo la legislazione del settore editoriale, ad una testata edita da almeno tre anni di poter ricevere i contributi statali. E con questo passaggio di testimone… così è stato.

In campo con le prime fragole biologiche


E oggi questo quotidiano, diventato il Corriere Romagna, venduto con successo in edicola assieme al prestigioso quotidiano La Stampa, è una magnifica realtà.
Ma vorrei ricordare anche qualche altro episodio, rimasto sotto silenzio, riguardante sempre il mio attaccamento al movimento cooperativo, nella mia veste successiva, però, di operatore culturale ed organizzatore di grandi eventi musicali come direttore artistico del mitico Naima club, come l’aver tenuto in vita la sala da concerti Ciaika, di San Martino in Strada, nel 1982, gestita dalla cooperativa Dall’Agata, prossima alla chiusura a causa della crisi irreversibile del ballo liscio e delle tombole, e riportata ai suoi antichi fasti e vitalità facendo arrivare a Forlì il gotha della musica Jazz internazionale, a cominciare dal mitico trombettista Chet Baker. E questo fino al 1988, quando poi la struttura viene presa in mano dalla discoteca Empyre, poi Mediterranea, diventata un punto di riferimento per tutto il popolo della notte, grazie anche alla fama e buona nomea che si era conquistata in tutta Italia quella location.
E lo stesso è avvenuto nel 1995 quando il Naima club si trasferisce poi presso la Coop Taverna Verde di Ospedaletto, anch’essa prossima alla chiusura, dove addirittura veniva ipotizzato l’affitto ad una Concessionaria di automobili, mettendo fine così ad un patrimonio di sacrifici, di impegno, di sogni, e tenuta invece in vita grazie ai grandi concerti che si sono succeduti fino al 2012, portando a Forlì in tutti quegli anni ben 7.135 musicisti da tutto il mondo. E anche quando il Naima club cessò la sua attività quella location rimase in vita e attiva cinque giorni su sette, cosa non riscontrabile in nessuna sala da ballo o di concerti, grazie sempre, e ancora, alla fama, alla nomea che questo luogo aveva acquisito in tutto il nostro Paese.
Infine vorrei ricordare, en passant, la travagliata odissea di Radio Flash, una delle prime radio libere del nostro paese, inventata dal Pci di Forlì e gestita dal gruppo della Redazione de Il Forlivese, poi diventata la cooperativa Radio Explora di cui io ero direttore responsabile, e rilevata prima dall’ Assicoop e successivamente da Conad Romagna, quando nel periodo di una sua notevole espansione viene improvvisamente venduta a Radio Bruno. Ma sarebbe un discorso troppo lungo!!!».


Michele Minisci

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