Per la compilazione dell'agenda politica
CESENA. E’ condivisibile il tema sollevato da Romano Prodi nei giorni scorsi durante la presentazione del suo libro autobiografico. Ha detto: “il Pd spinga per i diritti sociali, così avrà una marea di consensi”. Fin dal suo insediamento alla segreteria del Pd Letta ha cercato di dare al partito un’identità di sinistra, cosa per altro non facile per lui che ha una cultura centrista. Per marcare il territorio ha spinto l’acceleratore su alcuni temi riguardanti i diritti civili. Sono argomenti importanti e perfettamente condivisibili. Ma in questo momento non solo la priorità.
Ha invece ragione Prodi a spingere perché il partito metta il sociale in cima alla sua agenda. Non ha tutti i torti neanche Bertinotti quando sostiene che diritti civili e diritti sociali dovrebbero procedere insieme per indicare lo stadio di sviluppo e di maturazione di un paese. E’ un ragionamento giusto soprattutto quando non si vive una fase di emergenza. Quella che in Italia va avanti almeno dal 2008. Non che prima le cose fossero andate benissimo, ma la grande crisi del 2008 ha lacerato la nostra base sociale provocando situazioni insostenibili il cui effetto principale è stato l’indebolimento di quella classe media che era sempre stato l’orgoglio e la ricchezza dell’Italia.
Quindi ha ragione l’amico e collega Gian Paolo Castagnoli quando scrive che “c’è l’urgenza di ripartire da un progetto politico che voli alto e sia concreto al tempo stesso. Un progetto che abbia come priorità il superamento di certe disuguaglianze oscene, addolcisca gli egoismi con la giusta dose di solidarietà e ridistribuzione, inizi a misurare quanto è evoluta una comunità sulla base di come stanno i più deboli e gli ultimi e dica basta al primato del profitto e del successo personale su ogni altra considerazione. A chi non ci sente va fatto capire che non è solo una questione morale e di giustizia sociale ma di sopravvivenza di tutti quanti, perché continuando così ci si va a schiantare”.
Ma come se ne esce? In particolare partendo dal riformismo storico della sinistra, che è soprattutto economico e sociale e che deve avere come obiettivo quello di creare ricchezza e ridistribuirla nel modo più equo possibile. Perché quando ci si schianta, i più fragili sono i primi a farsi male ma alla fine si schiantano tutti.
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