Spietata analisi di Pierluigi Battista che fa riflettere
CESENA. L’allarme lo ha lanciato Pierluigi Battista nella sua rubrica quotidiana su Huffington post: i giovani leggono i libri, ma non i giornali. Non ha fatto niente di particolare: ha analizzato i dati delle statistiche ufficiali, quelli che non possono essere contestati. Riguardano le vendite e attestano che negli ultimi tempi sia aumentato il numero di libri venduti, mentre i giornali continuano a perdere copie. Dato che smentisce un luogo comune, quello secondo il quale i giovani non leggono più perché storditi dai social. E su questo Battista è impietoso: non è vero – scrive -, leggono, ma i libri. E aggiunge: sono i giornali che non vengono più letti.
Un’analisi impietosa, ma reale che, però, fa sobbalzare se è fatta da un’importante firma italiana che è stato un architrave del più importante quotidiano italiano. Ma Pierluigi Battista ha ragione e fa bene soprattutto perché stimola una categoria, a volte troppo autoreferenziale, ad interrogarsi sul perché non riusciamo ad attrarre l’attenzione dei lettori giovani o di quelli che ci hanno abbandonato.
Va riconosciuto che i libri non hanno concorrenza, mentre l’alternativa ai giornali esiste ed è poderosa. Questo è un aspetto che non può passare in secondo piano, ma non può essere il dito dietro il quale nascondersi. Anzi. Non a caso è su questo tema che Battista cala il carico da undici: la colpa, al contrario, è tutta nostra (giornalisti ndr): siamo pigri, invecchiati, ideologici, presuntuosi, succubi di un modello culturale ossificato, incapaci di comprendere il mondo e i suoi lettori che preferiamo insultare con invettive datate, dedicando pagine e pagine ai temi che ci ossessionano senza capire che le nostre ossessioni non interessano sempre più a nessuno.
Analisi spietata, ma aderente ad una realtà che si ripropone nelle rassegne stampa mattutine. Una panoramica che dimostra che i giornali hanno un’identità politica, nel senso che sono schierati. E quello va bene perché c’è sempre meno spazio per i prodotti generalisti. Il problema è la scelta della notizie. In un momento in cui l’aspetto identitario è fondamentale i quotidiani sono sempre di rincorsa, nel senso che si fanno dettare l’agenda, soprattutto dalla politica. Mentre dovrebbe essere il contrario.
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