Patrimoniale sì o no

È la convitata di pietra del dibattito politico

Ripartiti. Questa mattina è cominciata l’attesa fase due aspettando che tutta l’economia venga rimessa in moto naturalmente rispettando le norme di sicurezza. Perché la fase due non è un liberi tutti. Il virus è ancora tra di noi e fino a quando non ci saranno cura e vaccino saremo in clima di allarme rosso. Anche perché non ci sono soluzioni alternative. Chi ha puntato sull’immunità di gregge ha rivisto (Inghilterra) o sta rivedendo (Svezia) le proprie posizioni.


Il tema sanitario continua ad essere al centro del dibattito. Ma prende sempre più corpo anche quello economico. Soprattutto in vista di un autunno che rischia di essere lacrime e sangue. Per il sistema Italia saranno importanti le decisioni che prenderà l’Europa. Ma anche noi avremo tanto da fare. Non possiamo puntare solo sugli altri. Dobbiamo far ripartire l’economia. Per farlo tutti concordano (Prodi, domenica sul Messaggero, è l’ennesimo di una lunga lista) che è  fondamentale sburocratizzare facendo decollare i progetti per 150 miliardi fermi al palo e già finanziati. Sarebbero un moltiplicatore straordinario.

Giuseppe Conte

Poi, comunque, servirà trovare dei soldi. Domenica Conte in un’intervista concessa a La Stampa ha escluso l’introduzione di qualsiasi tipo di patrimoniale. Che il premier lo dica non è una novità, che voglia evitarlo è certo, ma è un’ipotesi che non può essere esclusa. Del resto i conti Italiani sono sotto gli occhi di tutti. Rischiamo di avere un debito pubblico che sfiora il 160 per cento del Pil. Solo dirlo fa rabbrividire. Tutti sostengono che è sostenibile. Lo ha detto anche Pier Carlo Padoan, ex ministro dell’Economia.

In un intervento su Class Cnbc, canale tematico prodotto da Class Editori, ha aggiunto però che è necessario abbatterlo (il debito) con la crescita del pil ma, ha aggiunto “potrebbe non bastare”. Frase buttata lì con estrema naturalezza e ignorata dalla conduttrice, ma volendola analizzare si aprirebbe un mondo. Però, pare di capire, che Padoan ritenga che sia necessario trovare soldi freschi. E non è un segreto che per farlo una delle strade è la patrimoniale, quella che per la Dc è stata l’una tantum. Si tratta (in forme da stabilire) di tassare le ricchezze: immobiliari e finanziarie.


Pier Carlo Padoan

Il diavolo è così brutto come lo si descrive? Padoa Schioppa disse che le tasse sono bellissime. Forse non è così, ma sono fondamentali. Ed è un amaro calice che va bevuto. Potrebbe però avere un retrogusto migliore se la gestione della cosa pubblica fosse apprezzabile e, soprattutto, avesse una visione di prospettiva finalizzata a rafforzare il paese. Cosa che potrebbe succedere anche in una fase difficile come la attuale. Insomma, questa potrebbe essere l’occasione per rinnovare profondamente l’Italia. Renderla più moderna, funzionante anche abbassando le tasse, intervento sollecitato domenica da Luigi di Maio su Huffingtonpost. 

Alcuni aspetti dipendono dalla volontà politica. Ma gli interventi economici non si potranno fare in deficit. Non ci sarà più margine anche perché avremo un bilancio appesantito dagli interessi da pagare. Ed allora è in quel caso che potrebbe essere utile una patrimoniale che, se tarata bene, potrebbe avere effetti meno recessivi rispetto ad altre forme di tassazione. Inoltre nulla e nessuno potrebbe escludere che (pur restando un’una tantum) possa essere spalmata su più anni, cinque se non addirittura dieci. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli. 

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