“L’isola disabitata” di Haydn all’Alighieri

RAVENNA. Un’isola come una stanza, il suo perimetro il confine del mondo, ai suoi vertici quattro personaggi che si perdono e si ritrovano: il percorso della Stagione d’Opera 2021/22 del Teatro Alighieri si inaugura con un…felice naufragio, quello su L’isola disabitata di Haydn, in scena sabato 23 ottobre, alle 20.30, e domenica 24 alle 15.30.

La prima di questo progetto curato da Fanny & Alexander, una coproduzione internazionale che vede l’Opéra de Dijon al fianco dell’Alighieri, coincide con il debutto di Luigi De Angelis e Nicola Valentini rispettivamente alla regia e alla direzione di un’opera nella loro città. Con la consapevolezza di quanto il libretto di Metastasio che Haydn mise in musica per la corte degli Esterházy si presti a riflessioni sulla solitudine e l’isolamento, la nuova produzione esplora il sottile confine fra reale e virtuale, mentre sulla scena scorrono immagini dell’isola siciliana di Marettimo, nelle Egadi. Valentini dirige l’Ensemble Dolce Concento con Jacopo Raffaele al fortepiano e le quattro voci sono quelle dei soprani Giuseppina Bridelli e Anna Maria Sarra, del tenore Krystian Adam e del basso Christian Senn; accanto a De Angelis – che cura scene, luci e video oltre alla regia – Chiara Lagani per drammaturgia e costumi e Andrea Argentieri come aiuto regia e video. La prima di sabato 23 ottobre sarà in diretta su operastreaming.com, il portale dell’opera che porta nel mondo le produzioni dei teatri dell’Emilia Romagna.

Nessun uomo è un’isola, predicava il poeta John Donne, un buon secolo e mezzo prima che Haydn, nel 1779, si accingesse a comporre sul tema del confronto fra stato di natura e civiltà, fra l’innocenza primigenia del buon selvaggio e la corruzione del consorzio umano, senza dubbio una fra le querelles più care ai salotti dell’Illuminismo. Un dibattito che questa nuova produzione rilegge in termini dichiaratamente attuali: “Per i romani l’insula era la casa – nota Luigi De Angelis –  In neurologia, l’insula è la parte del cervello più connessa con l’empatia e le emozioni dolorose. Nell’opera di Haydn l’isola è metafora di uno stato d’animo che forse, in questo momento storico, ci riguarda da vicino. Credo che tutti proveremo a lungo la sensazione del confinamento, dell’isolamento, del fare i conti con un perimetro vitale limitato. Ogni esplorazione più ampia è stata demandata all’immaginazione, alla creatività, alle pareti permeabili e pulsanti del sogno”.

Con Chiara Lagani, De Angelis ha immaginato che la protagonista Costanza, anzi la cantante che la interpreta, scivoli in un sonno profondo: “La sua mente è l’isola stessa – spiega – noi spettatori siamo testimoni delle sue proiezioni interiori più segrete. L’altra cantante, sua sorella Silvia, rappresenta lo sguardo che può contemplare un orizzonte lontano, sconosciuto, da cui farsi sedurre, vale a dire rapire, condurre in un territorio nuovo, straniero. Silvia rappresenta il doppio più animalesco e naturale, fanciullesco, ancora genuino e fluido, non irrigidito, non intaccato dall’esperienza del dolore dell’abbandono. E sarà tramite la prospettiva di Silvia e del sogno che Costanza riuscirà a sciogliere la sua corazza di pietra e a ribaltare il proprio sguardo sul genere umano, ritrovando la perduta armonia e fiducia nell’altro”.

Il carattere onirico della vicenda si riflette indirettamente anche nell’architettura dell’opera, un unicum nel teatro musicale di Haydn, segnata com’è, attraverso l’influenza dell’Orfeo ed Euridice di Gluck, dalla scomparsa di recitativi secchi a favore di un costante fluire della musica. “Un sogno, a pensarci bene, non si interrompe mai, se non quando ti svegli – riflette il direttore Nicola Valentini – e si ritrova anche nell’andamento musicale del racconto: il discorso musicale è continuo, naturale, senza tagli e sospensioni. È uno degli aspetti che rende L’isola disabitata un’opera bifronte: una parte guarda verso il passato, l’altra verso il futuro. Da un lato è senza dubbio un’opera barocca, dall’altro prefigura per certi aspetti l’opera di fine Settecento – Mozart, ovviamente, ma anche Cimarosa, Paisiello. È un’opera di passaggio, anche dal punto di vista del genere: seria, certo, ma con elementi che richiamano l’opera comica”.

In questa deliziosa favola illuministica, Costanza (Giuseppina Bridelli) e la sorella minore Silvia (Anna Maria Sarra) sono state abbandonate su un’isola deserta e qui sbarcano Gernando (Krystian Adam), marito di Costanza, e l’amico Enrico (Christian Senn). Costanza, convinta di esser stata disertata da Gernando, ha educato Silvia a temere gli uomini, ma questo non impedisce alla giovane di fare esperienza del primo turbamento amoroso provocato dall’incontro con Enrico. Nonostante le incomprensioni, Costanza infine apprende che Gernando si è separato da lei soltanto perché rapito dai pirati ed Enrico si dichiara a Silvia. Le pagine includono una splendida ouverture drammatica nello stile delle sinfonie Sturm und Drang –  “più vicina al preludio dell’opera dell’Ottocento che alla ouverture convenzionale, astratta e intercambiabile dell’opera settecentesca,” sottolinea Valentini – mentre si conclude con un imponente quartetto in cui i protagonisti sono accompagnati da quattro strumenti concertanti (violino, violoncello, flauto e fagotto) e che anticipa il Mozart de Il ratto dal serraglio.

La Stagione Opera continua con il felliniano Il viaggio di G. Mastorna (4 novembre) musicato da Matteo D’Amico per la regia di Valter Malosti, appuntamento in “trasferta” al Teatro Bonci di Cesena per cui è previsto il servizio navetta da Ravenna a Cesena e ritorno. Di nuovo all’Alighieri per L’Orfeo di Monteverdi diretto da Pier Luigi Pizzi con Accademia Bizantina guidata da Ottavio Dantone (6 e 7 novembre).

In occasione dell’apertura della Stagione d’Opera, per gli over 65 due biglietti omaggio per L’isola disabitata, da richiedere alla Biglietteria del Teatro (info 0544 249244). 

Informazioni e biglietti 0544 249244 www.teatroalighieri.org 

Biglietti da 20 (15 ridotto) a 40 Euro (35 ridotto)

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