Oggi la nostra città è più povera e noi abbiamo perso un grande caro amico.
Nel pomeriggio di ieri è scomparso all’età di 76 anni il poeta Marino Monti.
Marino era nato a San Zeno di Galeata, nel 1946, da un’umile famiglia di coltivatori come era orgoglioso di ricordare.
Diplomatosi presso l’ Istituto Tecnico Industriale Guglielmo Marconi, sviluppò la sua attività lavorativa come perito capotecnico nel settore della progettazione e produzione di macchine operatrici.
In età relativamente avanzata iniziò a scrivere poesie per un’intima esigenza di dare spazio alla sua sensibilità, nonché per la devozione e l’immenso amore verso quel mondo in cui era nato e vissuto a lungo, a quei luoghi, a quella cultura, alla tradizione, agli uomini che vi hanno lasciato sudore e spesso lacrime. E, sempre quale tributo alle sue origini, per le sue liriche scelse il dialetto romagnolo. Il suo esordio fu a 54 anni, nel 1990. Le sue prime opere risalgono a quegl’anni, quindi pubblicò diverse raccolte con grandissimo successo di critica.
Lo troviamo vincitore e finalista in diversi concorsi poetici. In particolare vinse più volte i concorsi “Aldo Spallicci” di Cervia e di Bertinoro e “Giustiniano Villa”. Sue singole poesie si trovano in diverse pubblicazioni. Diverse sono state pubblicate dalla rivista “La Ludla” dell’Istituto Frederick Schürr di Santo Stefano di Ravenna, associazione di cui Marino Monti era stato consigliere.
Nel 2015 e 2017 risultò finalista del Premio Ischitella; altre affermazioni ed altre pubblicazioni seguirono. Graziella Valentini, l’amatissima moglie di Marino, distrutta dal dolore, ricorda che proprio nei prossimi giorni suo marito doveva ritirare altri due premi ed era in programmazione la presentazione di quella che è la sua ultima raccolta di poesie.
Nella sua poesia traspariva tutta la sua sensibilità, il suo amore verso un mondo, quello contadino, ormai scomparso, la sua attenzione verso le cose semplici nelle quali si identificava; gli affetti, quello che lo legava indissolubilmente alla memoria dei suoi genitori, quello ancor più saldo per sua moglie Graziella. Spesso, scherzando, Alvaro Lucchi, socio del Racoz, gli diceva che era un poeta “crepuscolare”, il poeta della nostalgia, riteneva infatti Marino un uomo, un poeta, che, come recita in una sua canzone Pierangelo Bertoli, aveva un piede nel passato ed uno nel futuro, nel culto della memoria, degli uomini, delle loro fatiche, dei luoghi, della lingua e delle tradizioni.
Marino Monti era dal 2008 Minestar dello storico Circolo culturale “E’ Racoz” di Forlì, nonché componente attivo del Comitato Culturale Pieveacquedotto, associazione a cui si deve, da oltre vent’anni, l’organizzazione di decine di iniziative dedicate al nostro vernacolo e il concorso letterario “Antica Pieve”.
Da non dimenticare il suo spiccato impegno civico che aveva anche profuso, negli anni Novanta, come coordinatore del Comitato di Quartiere di Pieveacquedotto.
Come Racoz vogliamo salutare Marino con una sua poesia che commuove in modo particolare, dedicata alla moglie:
Insèn
La glôpa la nòta
L’armôr dla tëra.
La vos de’ cör
La sént e’ rispir
dagli ômbar.
Pulì a spëc
che vedar
dla finëstra,
par guardè
insén
fèna la fén
e pu dòp
incora insén.
Il Consiglio e gli amici de’ Racoz.
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