Non ripetere lo sbaglio fatto in autunno
CESENA. Adesso tutti lanciano l’allarme, stagflazione, ma nei giornali economici se ne parlava già nell’autunno dello scorso anno, ovvero quando la guerra non c’entrava niente. Ma di segnali allarmanti ce ne erano tanti, a partire dalla crescita dell’inflazione che però veniva considerata un fenomeno di breve durata. Adesso è opinione comune che ci fu sottovalutazione soprattutto non si capì che quella che stava arrivando era una inflazione cattiva. Nel senso che dipendeva dall’aumento del prezzo delle materie prime, non da un eccesso di domanda di moneta. In questo secondo caso l’inflazione sarebbe in grado di trainare occupazione e crescita. Il denaro perderebbe valore, ma l’aumento dei prezzi trainerebbe il mercato del lavoro verso la piena occupazione. Questa inflazione invece deprime la crescita, gli investimenti e l’occupazione. Per questo si parla con sempre maggior frequenza di stagflazione, che significa che ci sono stagnazione e inflazione assieme, cocktail tremendo.
Non capirlo è stato un peccato mortale del quale tutti sono responsabili: analisti, economisti e politici. Non si riesce a capire se la colpa è stata della sottovalutazione oppure di un’errata valutazione. Poco cambia. Resta il fatto che siamo nei guai. Ora però non bisogna ripetere l’errore, perché la situazione pare essere più delicata di quella che appare. Soprattutto non bisogna sottovalutare gli allarme che vengono lanciati. Uno è quello di Marco Pedroni, presidente Coop Italia, che intervistato da Fanpage ha detto: “La crisi arriverà nei supermercati e durerà per anni”.
Soprattutto si dice preoccupato al mutamento delle aspettative di imprese e famiglie. Che oggi spendono ancora, come risposta alla fine di due anni di restrizioni. Ma che tra un po’ cominceranno a manifestare incertezza e paura nel futuro, deprimendo investimenti e consumi. E ritiene che siamo “fin troppo ottimisti” quando parliamo di una crescita dell’economia.
Insomma una situazione molto delicata. E noi la affrontiamo con una maggioranza a dir poco sfilacciata. Ci attende un anno di campagna elettorale. Il che significa immobilismo o quasi. Soprattutto per quanto riguarda la legge finanziaria, il provvedimento più importante in assoluto. E’ difficile trovare una sintesi quando il clima è tranquillo, figuriamoci in una situazione come quella attuale.
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