RAVENNA. L’arte è davvero uno strumento di emancipazione personale e collettiva? Sabato 11 marzo, alle ore 18, presso Moog Slow Bar, Vicolo Padenna 5, si terrà il diciottesimo incontro della rassegna “I sabati del Moog”, curata da Ivano Mazzani.
Sarà un’ntervista con e fra Roberto Magnani, attore del Teatro delle Albe, e Iacopo Gardelli, docente e critico teatrale. L’arte è davvero uno strumento di emancipazione personale e collettiva? In un tempo di realismo capitalista è ancora possibile il dissenso o siamo condannati a essere mercificati in nicchie spettacolari? Davanti alla crisi ambientale ed economica, cosa può fare l’estetica? La tutela delle minoranze si traduce in omologazione delle maggioranze? Una libertà totale dell’espressione è sempre pericolosa? Educare significa violentare? Provocare significa liberare? Un dialogo a due, vagando fra filosofia, teatro e dadaismo.
ROBERTO MAGNANI
Si avvicina giovanissimo al Teatro delle Albe partecipando alla non-scuola. Nel 1998 viene scelto per interpretare uno dei dodici palotini nello spettacolo I Polacchi, testo e regia di Marco Martinelli, ispirato all’Ubu re di Alfred Jarry. Lo spettacolo raccoglie un successo internazionale. Dopo I Polacchi entra a far parte stabilmente del Teatro delle Albe e lavora in tutti gli spettacoli successivi della compagnia. Nel 2009 debutta con ODISÉA “lettura selvatica” di Tonino Guerra, in cui per la prima volta si cimenta da solo in un lavoro-esercizio per affinare l’uso del dialetto romagnolo come lingua di scena. Questo percorso è proseguito con E’ bal, poemetto scritto da Nevio Spadoni e realizzato insieme al musicista Simone Marzocchi. Nel 2018 firma come attore e regista MACBETTO o la chimica della Materia, a partire dall’opera di Giovanni Testori, circa quarant’anni dopo la sua prima e unica messa in scena. Il lavoro nasce dalla collaborazione con altre due compagnie teatrali romagnole, i MASQUE e i Menoventi. Nel 2021 realizza insieme ai musicisti Giacomo Piermatti e Andrea Veneri una personalissima versione del Moby Dick di Melville intitolata SIAMO TUTTI CANNIBALI, sinfonia dal profondo, attualmente in tournée.
IACOPO GARDELLI
Laureato in scienze filosofiche all’Università Statale di Milano, allievo di Giulio Giorello, dal 2018 insegna storia e filosofia nei licei. Dal 2016 collabora con diversi giornali locali (Ravennanotizie.it, Corriere di Romagna, Ravenna&dintorni, Una città) tenendo rubriche culturali. Dal 2019 è giornalista pubblicista. Dal 2020 è vicepresidente e drammaturgo dell’associazione culturale Studio Doiz. Ha tenuto laboratori di teatro in carcere, per bambini, per liceali. Ha collaborato, come aiuto regista, con Michele Di Giacomo per la produzione Io sono mia moglie (Ert, 2020- 2021); come consulente drammaturgico con Matthew Lenton per Metamorfosi (Ert- Vanishing Point, 2021) e con Roberto Magnani per Siamo tutti cannibali (Teatro delle Albe, 2021). Tra le sue opere, il libro La città sfinge (Edizioni del Girasole, 2014) e i monologhi L’ultimo primitivo. Vita orfica di Dino Campana (Ravenna Festival, 2014), Santa Europa Defensora (Ravenna Teatro, 2016), Vite da niente. Cronache dell’economia digitale (Studio Doiz, 2019), Quaderni della quarantena (Studio Doiz, 2020), il radiodramma L’avvenire è nostro, Carnera! (Studio Doiz, 2020) e La stradona. Autobiografia di una regione allo specchio (Studio Doiz, spettacolo finalista al Bando Radar – Ert, 2020-2021). Nel 2018 ha vinto il premio nazionale Lettera 22 come miglior critico teatrale under 30.
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