
Come è logico che sia, in questi giorni si parla moltissimo della morte di Pippo Baudo. E’ giusto: l’artista siciliano è stato un grandissimo protagonista della televisione italiana. In questi giorni sono stati usati tantissimi aggettivi, tutti meritati. Insomma, non c’è stata esagerazione nella celebrazione del Pippo nazionale.
Di lui è stato detto di tutto. Molto interessanti sono state le parole di Piero Chiambretti (pubblicate su repubblica.it): “Anche se tutti lo vedevano come un conservatore, per me non lo era. A suo modo era un rivoluzionario, ha osato tanto, ha inventato tanto”.
Ecco, questo è stato uno dei meriti (forse il migliore) di Pippo Baudo: essere un rivoluzionario gentile. Un uomo che osa e che inventa. Un insegnamento per tutti, ma soprattutto per politica e imprenditoria.
Innovare è fondamentale. Ma gli imprenditori lo sanno. E’ difficile vedere un’azienda restare immobile. Non altrettanto si può dire della politica che, sempre più spesso, ha una visione di prospettiva vicina alla zero. Questo perché i politici sono sempre alla disperata ricerca del consenso. E pensano che questo possa accadere se si danno risposte a temi di stretta attualità. Cosa che deve accadere, ma senza dimenticare la visione futuristica.
E, comunque, la lezione di Pippo Baudo insegna che si può coniugare l’innovazione al successo immediato.
Per riuscirci però serve la capacità di fare una rivoluzione gentile. Per innovare serve un’idea che poi deve essere sviluppata da un gruppo di lavoro. L’autoreferenzialità (leggesi mancato coinvolgimento) invece spesso è uno dei difetti della politica che ha la tendenza ad accentrare, mentre servirebbe fare il contrario. Ma attenzione: decentrare non è sinonimo di debolezza, ma il contrario. Per decentrare però è fondamentale circondarsi di collaboratori bravi e affidabili (non fedeli) che a loro volta dovranno credere nel progetto. Il problema della politica, invece, è che quasi sempre si premiano gli amici e le persone fedeli. Spesso, quando si vuole criticare un politico si tira in ballo il cerchio magico. Non è giusto. Chiunque ricopra un ruolo di responsabilità si circonda di un gruppo di persone fidate. Il problema non è la presenza di questa squadra, ma come viene composto. Di frequente alla base della valutazione non c’è la meritocrazia, ma la fedeltà e l’amicizia.
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