
Mercosur antidoto ai dazi trumpiani? Ieri la commissione europea, dopo oltre 25 anni di negoziati, ha presentato l’intesa con Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay: dazi abbattuti su auto e macchinari, più export agroalimentare dall’Europa. Ma ci sono anche timori per l’ingresso di carne e soia sudamericane. Germania e Confindustria spingono per ratificare. Il mondo agricolo resta dubbioso. Dopo mesi di opposizione l’Italia ha detto sì. Con riserva. Nonostante le spinte di Confindustria, Giorgia Meloni era frenata soprattutto dal no di Coldiretti e Confagricoltura.
L’intesa, come scrive Il Fatto Quotidiano, mira a creare un’area di libero scambio coprendo un mercato di oltre 700 milioni di consumatori. Secondo le stime di Bruxelles l’accordo porterà ad un aumento del 39 per cento (49 miliardi di euro) dell’export Ue verso i Paesi Mercosur e sosterrà 440 mila posti di lavoro in tutta Europa.
Quella del Mercosur è solo una delle tante partite che Bruxelles sta giocando. Quella più importante era quella dei dazi con Trump, incontro dal quale il Vecchio Continente è uscito con le ossa rotte e con il rischio che il peggio debba ancora venire. Intanto bisogna scegliere come comportarsi con la Cina. C’è chi sostiene che il Dragone si possa fermare con l’autosufficienza industriale. Cosa che ancora non c’è e per la quale servirebbe, se tutto andasse bene, almeno un decennio. Invece cresce la parte di chi sostiene che l’Europa abbia poche possibilità di tagliare i ponti con Pechino, semmai può rendere più difficile la vita a chi esporta dalla Repubblica Popolare.
Di questo, come scrive Gianluca Zapponini su Formiche, sono più che convinti gli economisti del Ceps (Center for european policy studies). Il suggerimento è: molto meglio lavorare di dazi in modo chirurgico. Il Ceps poi ritiene che per l’Europa sia impossibile raggiungere la completa autosufficienza industriale. E sarebbe invece utile agire dal punto di vista regolamentare. Perciò per rimanere competitiva e indipendente l’Ue deve sfruttare la sua notevole competenza normativa. Insomma: meglio imbrigliare il Dragone che sbarrargli la strada.
Naturalmente muovendosi in base alle proprie convenienze. Ovvero proteggere le catene di approvvigionamento in settori in cui non si è abbastanza competitivi.
Questo post è stato letto 20 volte