Deve essere garantito un ritorno che possa migliorare anche i servizi
Un investimento di quasi due milioni e mezzo di euro. È quello che il Comune di Salerno ha affrontato per “Luci d’artista”. Uno spettacolo unico. Una sorta di festival delle luminarie che parte la prima settimana di novembre e prosegue fino alla fine di gennaio. Tre mesi durante i quali, è stato calcolato, nel Comune campano ci sono circa due milioni di visitatori che generano un giro d’affari di circa venti milioni di euro. Il calcolo è stato fatto da Vincenzo De Luca, governatore della Campania.
In considerazione alle ristrettezze economiche che gli enti pubblici stanno vivendo è lecito chiedersi se è giusto un simile investimento. È un tema combattuto. Il costo complessivo delle Luci da anni divide la città tra favorevoli e contrari all’iniziativa, che per alcuni favorirebbe solo l’economia di bar e pizzerie, mentre per altri solo i commercianti del centro cittadino. Di tutt’altro avviso l’amministrazione comunale, secondo la quale darebbe un forte respiro all’economia di tutto il capoluogo.
È sicuramente un dibattito interessante che va ben oltre il caso specifico, ma che è propedeutico alla discussione sul ruolo e le finalità degli enti pubblici. Va premesso che il compito della politica, a partire da quella amministrativa, è creare ricchezza e distribuirla nel modo più equo possibile. E, indubbiamente, il compito più difficile è creare ricchezza. In questo ognuno ha una propria ricetta. Ma, va da sé, che, a prescindere dal settore sul quale si decide puntare, è necessario un investimento. Sia chiaro, il ritorno non è automaticamente direttamente proporzionale alla spesa affrontata. Però va da sé che più è alta, maggiori sono le possibilità di riuscita. La sfida però è creare qualcosa che possa essere funzionale al territorio.
Un’amministrazione comunale non può certo decidere a priori quale tipo di azienda debba insediarsi. Ma può scegliere quale agevolare. Nella seconda metà degli anni Novanta Cesena fece carte false per incentivare l’arrivo della Motorola. Sarebbe stata l’ideale soprattutto perché direttamente collegata con l’università che a Cesena ha puntato molto sull’informatica. Poi non se ne fece niente quando sembrava tutto fatto. Erano già stati decisi anche gli arredi della sede.
Se invece si sceglie, come ha fatto Salerno, di puntare sul turismo, bisogna creare qualcosa che dia dei benefici a tutto il territorio. Due milioni di presenze sono tante, ma bisogna capire di cosa si tratta. Consumano? Sono mordi e fuggi? Se generano un Pil di venti milioni di euro la valutazione può essere positiva. Innanzitutto se generano occupazione e se i benefici che ne ricava (al netto della spese) il Comune (più imposte e maggiori incassi nelle strutture pubbliche) sono distribuiti sotto forma di servizi e di aiuti a chi ne ha più bisogno.
In questi casi il rischio è creare eventi che generino un importante flusso di persone che però non generino una ricchezza tale da giustificare l’investimento fatto. In casi simili sarebbe da ritenere negativo anche un eventuale bilancio in pareggio. Un investimento milionario deve dare un ritorno positivo.
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