La rinnovata fiera potrebbe essere il luogo giusto dove il mondo economico potrebbe dibattere sui temi di attualità. E sarebbero tanti
La Fiera di Cesena potrebbe è diventare la Cernobbio di Romagna. A Villa d’Este di Cernobbio, sul lago di Como, ogni anno, dal 1975, si tiene un incontro internazionale di discussione su temi principalmente economici durante i quali vengono elaborate previsioni sullo scenario economico e geopolitico. Inoltre sono analizzati i principali sviluppi scientifici e tecnologici e i loro effetti sul futuro.
Alla Fiera di Cesena si potrebbe fare qualcosa di simile in salsa romagnola. Bisogna premettere che la fiera di Cesena è in un momento di sviluppo. Con la presidenza di Renzo Piraccini è iniziato quel salto che può portare la struttura di Pievesestina a diventare la fiera di medie dimensioni più importante della Regione e forse non solo. Alcuni passi sono stati fatti, come l’accordo con il Gambero Rosso che ha portato all’apertura di una città del gusto. Un ulteriore passo sarà la privatizzazione. Il percorso è ormai completato e in un paio di mesi, al massimo, il sessanta per cento del pacchetto azionario finirà nelle mani dei privati. Intanto c’è stato il restyling dei locali. Sta crescendo anche l’offerta delle fiere. Migliora sia sotto l’aspetto numerico che qualitativo.
Lo sviluppo però deve passare anche attraverso la convegnistica. Non siamo all’anno zero, ma un considerevole passo in avanti potrebbe essere la creazione della Cernobbio di Romagna. L’impressione è che sarebbe il classico uovo di Colombo. Del resto è sotto gli occhi di tutti che la Romagna dell’economia ha bisogno di un momento di incontro dove confrontarsi e, perché no, fare sistema. Anche se non è stata istituzionalizzata, abbiamo la dimensione di una città metropolitana. E soprattutto abbiamo tante eccellenze. Siamo leader in tanti settori e dove non lo siamo occupiamo comunque un posto nell’elite nazionale e non solo. Però ho sempre avuto l’impressione che parliamo poco tra di noi. Mentre un confronto è molto importante. Lo è anche per i più grandi. Fra l’altro potrebbe essere anche l’occasione per parlare del brand “Made in Romagna”.
Quello del marchio, però, è un tema importante, ma che arriva dopo molti altri che dovrebbero essere nell’agenda di tutti, a partire dalle persone che, in un modo o nell’altro, hanno un ruolo attivo nello sviluppo del territorio.
Il primo punto che dovrebbe essere messo all’ordine del giorno è quello dell’area vasta. I campanilismi sono un bene, ma se parliamo di tradizioni o di calcio, nella vita di tutti i giorni no. E noi non possiamo prescindere dal ragionare in scala Romagnola. Le politiche di area vasta purtroppo procedono a spizzichi e bocconi. Mentre dovrebbero viaggiare spedite. E a una politica che spesso ha ritmi troppo elefantiaci devono fare da stimolo le aziende.
Viabilità e collegamenti sono altri due temi che dovrebbero essere al centro della discussione. Va detto che sotto questo punto di vista passi in avanti sono stati fatti, ma la Romagna non è in rete. Nello stesso momento si potrebbe anche parlare di fiere (Cesena portando il Macfrut a Rimini) ha dato un bel impulso al dibattito. C’è poi il tema degli aeroporti e del futuro di Forlì. Un consesso fatto dalle aziende non potrebbe ignorare l’argomento. Come dovrebbe mettere sul tavolo il tema del credito partendo dal presupposto che c’è un continuo depauperamento di quell’enorme e importante capitale rappresentato dalle banche locali. Cosa vuol dire questo per le imprese? L’impressione è a che a pagare pegno potrebbero essere le più piccole che poi, per loro natura, sono anche le meno capitalizzate. Capitalizzazione delle aziende, ecco, questo sarebbe un gran bell’argomento da dibattere. Come lo sarebbe quello dell’internazionalizzazione, aspetto sotto il quale noi siamo ancora un po’ indietro. Direttamente collegati ci sono la dimensione aziendale e la conseguente necessità di fare rete per poter puntare su quella continua innovazione che è il necessario biglietto da visita per restare sul mercato cercando anche uno sviluppo. Per un territorio fatto di molte piccole o piccolissime imprese il tema dell’innovazione è legato al rapporto con l’università, altro aspetto che sarebbe da sviscerare con dovizia di particolari.
Insomma, di lavoro da fare ce ne potrebbe essere tanto. E il consesso giusto potrebbe essere proprio quella fiera di Cesena che sta completando il percorso di apertura ai privati. Va da sé che Cesena oltre a mettere a disposizione i nuovi rinnovati locali dovrà mettere in campo l’organizzazione e un investimento adeguato per portare a Pievesestina dei relatori di spessore. Economisti e studiosi che possano dare gli input giusti attorno ai quali dibattere. Magari, uno dei primi invitati potrebbe essere Lorenzo Bini Smaghi. L’importante economista ora è legato a filo doppio a Cesena. La sua famiglia ha affidato alla biblioteca Malatestiana di Cesena l’archivio Guidi del quale è proprietaria.
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