Il sistema comunista crolla nel 1991. All’atto pratico, se vogliamo vedere il mondo come un mercato, possiamo considerare che fino a quel momento ci fossero due concorrenti che offrivano 2 soluzioni diverse acquistabili dai cittadini di uno stato, come forma di governo.
Pertanto, entrambi i competitor erano tenuti a offrire servizi validi, per accattivarsi l’utenza. Il Italia, in quegli anni si andava in pensione a 40 anni, con 14 anni, 6 mesi e un giorno, l’assistenza sanitaria gratuita, il welfare di alto livello e il rapporto deficit PIL sotto il 100%. (e non si capisce perchè qualcuno oggi, dovrebbe pagare per cose di cui non abbiamo goduto). dal 92, a fronte di un progressivo taglio ai servizi, iniziato con il governo Amato, c’è un aumento esponenziale della spesa, che tenderà a calare, di poco, soltanto nei governi a guida Prodi e D’Alema.
E, o la seconda repubblica è incapace di gestire la cosa pubblica rispetto a Craxi (segnalo che OGGI l’Inps è in attivo), oppure è successo altro. Possiamo ipotizzare che tutti gli stakeholder del grande capitale, nel momento in cui si siano trovati di fronte a un monopolio di forma di governo, senza alternativa per il cittadino, abbiano realizzato di poter puntare a un plusvalore molto più accentuato? Oggi il sistema costa molto di più e rende assai meno. Come mai?
Eppure se si guarda anche il trend dei tassi di interesse, ci si rende conto facilmente che , oggi, il costo del danaro, è assai più basso di quello, a due cifre, degli anni ’80, e che la quota interesse sul debito dovrebbe essere meno onerosa. Ora, per assurdo, l’unica speranza di noi italiani, per riavere un buon tenore di vita, sarebbe quello di rimettere i comunisti al loro posto,in Unione Sovietica e poi minacciare di passare oltrecortina.
Lodovico Zanetti, via Facebook
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