La storia della Somara Nita (2a parte) – di Fiorenzo Barzanti

Storie vere di vita contadina sulle colline romagnole di Cesena.

Fine anni 50 – inizio anni 60. Storia . 6

 

Fiorenzo Barzanti ( barzanti.fiorenzo@gmail.com) riproduzione vietata

La Nita era il nome della nostra somara. Veniva vezzeggiata come un bambino perché non ci tradiva mai. Portava a casa la frutta dai campi , trainava il baruzen (piccolo carro) quando andavo a prendere l’acqua potabile. Mia mamma caricava il bucato da lavare e con la Nita andavamo in te foss (era il fossato lontano due chilometri da casa dove in estate c’era un po’ di acqua). Ma soprattutto la Nita ( in primavera ed in estate) trasportava il raccolto dei campi al mercato ortofrutticolo dove la merce veniva venduta. Una notte di luglio del 1963 come al solito partimmo da casa alle 3 e mezza di notte. La Nita trainava e baruzen stracarico di pesche , mio babbo le camminava a fianco ed io ero seduto sopra. Un piccolo lume a petrolio segnalava la nostra presenza. Arrivammo all’incrocio della strada di San Tomaso con la Via Emilia. Dopo l’attraversamento proseguimmo tenendoci strettamente sulla destra. All’improvviso sopraggiunse un camion , probabilmente l’autista era semiaddormentato, che ci investì in pieno. Successe il finimondo : Il Camion sbandò e finì nel fossato. Io, mio babbo e la Nita eravamo tutti sparpagliat , e baruzen distrutto. Miracolosamente tutti gli umani erano vivi. La Nita era stesa a terra ma mio babbo riuscì ad alzarla. Era buio pesto e non c’era anima viva. Passato lo spavento e preso nota dell’assicurazione del camion (per inciso , l’autista si era presa la colpa) , riportammo a casa nella stalla la Nita. Ma il povero animale non mangiava più. Il giorno dopo venne il veterinario. Aveva una vecchia Gilera ed era molto conosciuto dai contadini che lo chiamavano spesso per visitare gli animali e fecondare le mucche. Quando la nostra cagnolina di nome Lilla sentiva il rumore del gilera , partiva a razzo e gli andava incontro. Il veterinario si fermava e la cagnolina con un salto saliva sul sedile posteriore. Il veterinario visitò la Nita , gli fece due iniezioni ma la diagnosi fu funesta. Infatti il giorno dopo la Nita morì. In un clima mesto che coinvolse tutta la famiglia ed il vicinato, mio babbo scavò una grande buca e la seppellì. Il giorno dopo mio babbo accennò del fatto a e mazler ad cadfinel ( al macellaio di Case Finali). Apriti cielo. Ci mat Ferucio , te spli’ la breca ! (sei matto , hai sepolto l’asino !) , dim du cla ie’ ca la veng a to me  (dimmi dov’è che la vengo a prendere io). Detto fatto . Arrivò nell’aia con un camioncino, riaprì il buco e portò via la carcassa. Io chiesi a mio babbo ma sun fal? ( ma cosa ne fa ?) . Rispose: la murtadela. Ecco perché nelle colline cesenati la mortadella veniva mangiata malvolentieri (in casa nostra non la mangiammo mai più). Paradossalmente la morte della Nita segnò un passo avanti nella strada del progresso. Infatti mio babbo con i soldi dell’assicurazione si comprò da Barberini un’Ape scoperta a motore. L’Ape era senza cabina e poteva trasportare una sola persona. Mio babbo fece costruire un seggiolino abusivo. Quando andavamo a Cesena passava dri pri foss ( in Via Padre Vicino da Sarsina ) perché se ci fermavano i carabinieri , capivano e chiudevano un occhio mentre i vigili urbani……

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Fiorenzo Barzanti

Ingegnere, vive a Cesena. Ha lavorato per oltre 30 anni in aziende private di livello nazionale ricoprendo diversi ruoli fra i quali: Direttore di Produzione, Direttore Commerciale, Direttore Generale. La sua vera passione è il Settore Commerciale nel quale ha sviluppato una profonda conoscenza e professionalità e per il quale svolge consulenza aziendale. Ha scritto il libro; ‘’Vendere è come farsi la barba, se non lo fai tutti i giorni diventi un barbone’’. Figlio di contadini , coltiva la passione per il dialetto romagnolo e scrive storie vere di vita contadina sulle colline romagnole di Cesena fine anni 50 – inizio anni 60. (e-mail barzanti.fiorenzo@gmail.com)