Parola d’ordine: qualità

Dovrebbe essere il sostantivo dominante della prossima campagna elettorale. Ma non da applicare solo dal punto di vista estetico

“La città  bella”, questo il titolo di uno dei programmi elettorali di Giordano Conti. È vero, l’ex sindaco è un esteta. Del resto come potrebbe non esserlo un architetto. Ma quella di Conti non fu una scelta effimera, ma lungimirante.

 

Cesena è una citta bella (e dove si vive bene), quindi non devono essere fatte scelte al ribasso. È giusto, ad esempio, ambire ad avere delle rotonde gradevoli. Insomma, vanno fatte scelte di qualità.

Ecco, mi piacerebbe che qualità fosse il sostantivo dominante nella prossima campagna elettorale. Sapendo, però, che la qualità si paga. La botte piena e la moglie ubriaca non si possono avere. Questo non vuol dire che a pagare debba essere Pantalone. I bilanci si devono orientare. Una  manovra economica degna di tale nome è innanzitutto politica. Poi si pensa alla quadratura dei conti.

 

Quando si parla di qualità non ci si può limitare all’aspetto estetico. Sono compresi anche, ad esempio, i valori dell’aria e la sicurezza stradale.

Nel primo caso l’ente pubblico non può fare moltissimo anche in considerazione del fatto che la pianura padana ha sempre avuto e sempre avrà questo tipo di problema. A livello comunale si può continuare a spingere sulla rottamazione delle caldaie più inquinanti e agire sul traffico. Nel secondo caso è più facile da dire che da fare viste le proteste che accompagnano l’introduzione di qualsiasi tipo di divieto. Forse si potrebbe pensare a lavare un po’ le strade. È un tema che meriterebbe di essere approfondito.

Invece c’è più margine di manovra per quanto riguarda la sicurezza stradale. Gli ultimi dati attestano che sono cresciuti incidenti, morti e feriti. Per fortuna non siamo ai livelli spaventosi dell’inizio del Duemila. Ma questo non può bastare. In questo senso non possono essere accettate scelte al ribasso. È vero che la sicurezza stradale è legata anche al comportamento degli automobilisti. Quanti ne vedo, ad esempio, che guidano parlando o, addirittura, chattando al telefono.

 

L’ente pubblico però deve fare di tutto per ridurre i rischi. Quindi si deve muovere in due direzioni: introdurre sistemi per ridurre la velocità e tutelare gli utenti più deboli  (ciclisti e pedoni). Nel secondo caso la strada da percorrere è quella di potenziare la buona rete di percorsi protetti o dei semafori a chiamata.

Nel secondo caso le soluzioni sono diverse. Fin dalla loro introduzione sono sempre stato a favore delle rotonde. A me poi non dispiacciono i dossi. Dove ci sono rallentano e non poco. Ma possono essere un problema per le ambulanze.

 

A me non dispiacerebbe una presenza molto fitta dei Velo Ok, gli “autovelox” arancioni. In pochi hanno la telecamera incorporata. Ma la presenza della colonnina è di per sé un deterrente che funziona. Del resto l’obiettivo non deve essere fare le multe, ma ridurre la velocità. Per questo non capisco le polemiche legate alla loro introduzione.  Così come, in passato, non ho mai condiviso la battaglia contro i semafori in cui il rosso scattava quando si superava il limite consentito.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.