Un ragazzo “fuori dal tempo”, musicista polistrumentista ma anche un po’ poeta e un po’ artista. Come nella tavolozza di un pittore surrealista e naif, nella sua musica l’insieme di clavicembali, organi, flauti, clarinetti, tamburi, harpsichord, mellotron, optigan e un assortito parterre di chitarre e basso vivono una nuova stagione creativa, influenzata dalle suggestioni della prima psichedelia anni Sessanta e Settanta e del pop barocco.
Ha soli 24 anni Jacco Gardner, è olandese, originario di Hoorn, e da molti è acclamato come uno dei migliori musicisti emergenti nell’attuale panorama indie europeo. Ora è in tour a presentare l’album “Cabinet of curiosities”, uscito a febbraio per l’etichetta Trouble Mind, e giovedì 18 aprile fa tappa al Moog Slow Bar di Ravenna, per un concerto che evoca la forza realistica e la psichedelica dei Pink Floyd di Syd Barret insieme alla melodica poesia di Nick Drake e alla schizofrenica creatività di Brian Wilson.
Jacco Gardner affonda le sue ambizioni musicali nelle dodici tracce dell’album con una maestria encomiabile, dando origine a una bellissima commistione tra liricismo fatto di clavicembali e amori aspettati guardando alla finestra, e la patina luccicante di una produzione che non cede mai a nostalgismi.
Il disco è come una stanza piena delle curiosità estetiche che sembrano avere accompagnato fin dall’infanzia Gardner, clarinettista in una piccola orchestra già all’età di otto anni, poi passato al basso e successivamente alla chitarra per andare incontro alle esigenze della band giovanile, nella quale coltiva le sue attitudini di polistrumentista. Il passaggio alle tastiere e alla registrazione grazie a un mini-studio è quindi un approdo naturale e ricco di soddisfazioni per il giovane talento di Hoorn; sarà poi il padre a suggerire i sotterfugi tecnici che gli permetteranno di assemblare strumenti e suoni disparati.
Collezionista di strumenti analogici e tastiere vintage, Gardner ha studiato per quattro anni composizione e arrangiamento prima di affrontare un progetto compiuto e definito come è appunto “Cabinet Of Curiosities”. Cucina, bagno e camera da letto sono stati il suo studio di registrazione, per una musica scritta ed eseguita in piena libertà e solitudine, all’infuori dell’apporto del batterista Josh Van Tol.
L’ambizioso progetto musicale di Jacco Gardner forse rischia di suonare leggermente fuori epoca, ma nell’era del vintage sonoro a tutti i costi, pochi artisti sembrano avere il dono della creatività e del buon gusto, e lui è a pieno titolo uno dei più genuini e convincenti attori della nuova psichedelica europea.
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