Giuliano Zignani (Uil), dopo la sentenza del giudice sulla Brc: "Ripristinate le condizioni. Non accetto minacce e ricatti morali"
Era facile immaginare che sul caso Brc il giudice desse ragione ai lavoratori. Quando c’è la violazione di un articolo del codice civile le toghe ripristinano l’esistente. Lo sapeva anche la Uil, per quello erano tranquilli.
Il caso è quello della ex Brc. Dopo il crac e il passaggio a Banca Sviluppo a pagare pegno erano stati i lavoratori ai quali era stato proposto un contratto peggiorativo. Non è la prima volta che succede. È evidente che i lavoratori sono diventati l’anello debole. Però non si può scaricare su loro le inefficienze del sistema e dei settori. Non possono essere il sacco delle botte.
Questa volta la Uil ha detto no e ha fatto ricorso al giudice per violazione dell’articolo 2112 del codice civile. Stabilisce che se rilevi un’azienda lo fai alle stesse condizioni contrattuali. Cosa che alla ex Brc non è successa. “Perché? – si chiede Giuliano Zignani, segretario regionale della Uil -. È un metodo che non mi piace e non condivido in assoluto. Nel caso specifico poi è ancora più grave. Se la Brc ha avuto dei problemi non è certo per colpa dei lavoratori. Loro hanno sempre fatto quello che dovevano. Le responsabilità vanno cercate da altre parti. Quindi era inevitabile opporsi a questa decisione. Sono sempre stato convinto – prosegue – che il giudice ci avrebbe dato ragione e così è stato. Le cose sono state rimesse a posto come era logico succedesse”.
Una sentenza che in molti hanno vissuto male. Ed ora il refrain è che potrebbe provocare problemi frenando, ad esempio, la vendita degli sportelli. Zignani però è altrettanto determinato a contestare questa chiave di lettura. “Non accetto minacce o ricatti morali – dice il segretario regionale della Uil -. Bisogna smetterla di scaricare le crisi sui lavoratori. È un metodo che non mi piace. Io capisco tutto. Sono aperto al dialogo, però a certe tutele non si può rinunciare. Inoltre il sistema bancario è nelle condizioni di poter riassorbire i lavoratori alle stesse condizioni di prima”.
Una posizione, quella di Zignani, totalmente condivisibile. Perché, al di là del caso specifico, è arrivato il momento di mettere un freno a quella che sta diventando una brutta abitudine consolidata: prendersela con i lavoratori.
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