Intervento di Enrico Sirotti Guadenzi
La nuova crisi delle banche è già alle porte e per i truffati delle banche deciderà ancora una volta la Ue. Questa l’estrema sintesi del pensiero di Enrico Sirotti Guadenzi. La nota.
In questi giorni, mentre si sta discutendo in merito alle sorti di banca Carige, riaffiorano i problemi legali ai NPL di MPS ed i problemi della Banca Popolare di Bari il cui destino è ancora incerto.
È noto come le problematiche di Carige fossero ben conosciute anche al precedente Governo da diverso tempo e forse, come si è già verificato
relativamente alle banche venete, le autorità di vigilanza si sono attivate, ancora una volta, troppo tardi.
Ad ogni modo in questo contesto non si può sottovalutare come la Banca Centrale Europea si sia espressa, il 5 dicembre scorso, relativamente a MPS, sottolineando come quest’ultima non sia in linea coi parametri europei!
Per la BCE, infatti, sono numerosi i parametri di parecchie banche italiane non ritenuti congrui: la redditività, la raccolta di capitale e la gestione
dei crediti deteriorati. Questi ultimi, poi, dovranno essere svalutati nei prossimi sette anni e, per evitare eventuali allarmismi, c’è già chi si sostiene che queste indicazioni dovranno essere riviste e valutate caso per caso!
Appare palese, quindi, come le numerose iniezioni di denaro effettuate dal governo Gentiloni, relativamente alla situazione di MPS, siano già finite, nonostante le rassicurazioni fornite ai tempi da Banca d’Italia e dal Governo e che sicuramente si dovrà procedere nuovamente in tal senso perché purtroppo, fino ad ora, i precedenti Governi hanno osservato solo il principio secondo il quale le banche “troppo grandi” non possono fallire mentre, al contrario, le banche di dimensioni inferiori possono essere inizialmente “abbandonate al loro destino”.
In questo scenario si aggiunge la criticità della banca popolare di Bari che ha registrato 130milioni di perdite nei primo semestre del 2018 e che tutt’ora non riesce ancora a trasformarsi in Spa per uniformarsi a quella riforma tanto contestata ma fortemente voluta dal Governo Renzi, se non a mezzo di un importante aumento di capitale che comporterebbe, peraltro, un nuovo duro colpo per gli azionisti (circa 60/70 mila) che vedrebbero azzerate le loro azioni già svalutate del 75%.
Ci troviamo pertanto in un frangente alquanto delicato e lontano da casi sporadici, al contrario di quanto afferma Giovanni Tria, dove le ricapitalizzazioni (che eviterebbero l’utilizzo di denaro pubblico) sono diventate quasi impossibili, gli azionisti e gli investitori sono assaliti dal timore di perdere le loro risorse economiche e le nazionalizzazioni non sono viste di buon occhio dalle correnti politiche avverse all’attuale Governo in carica.
Tornando alla banca senese non possiamo dimenticare come la BCE abbia invitato la banca a “ridurre i rischi preesistenti e conseguire lo stesso livello di copertura per consistenze e flussi di NPL a medio termine”. Questo sarà l’impegno che sicuramente dovranno assumersi anche Ubi, Banco Bpm e Banca Intesa.
Secondo i calcoli di Mediobanca per tenere “buona” la BCE ed allineare le nostre banche ai parametri europei, relativamente all’azzeramento dei crediti deteriorati, servirebbero ancora 15 miliardi di euro ed i profitti degli istituti di credito crollerebbero pesantemente nel prossimi anni. Ed allora, ancora una volta, torna alla mente come l’Unione Bancaria voluta dalla UE e votata dal PD abbia causato solo ed unicamente gravi instabilità.
Questo post è stato letto 168 volte