Il giornalista del Corriere criticato su Facebook con toni molto forti
Imbarazzante. Non trovo altro aggettivo per definire il post con il quale Maicol Ucci, collaboratore del Verdi con ruoli apicali, ha attaccato Gianpaolo Castagnoli, giornalista del Corriere Romagna. Motivo del contendere gli articoli pubblicati dal quotidiano, a firma Castagnoli, sui problemi o presunti tali di una serata al Verdi.
Il problema non è la critica (anche se non la condivido la considero legittima), ma i toni. Quelli no, proprio non possono essere giustificati. Non si può accettare, in nessun modo che, pur se in dissenso, si offenda in modo pesante un professionista.
Secondo me Castagnoli ha fatto bene il suo lavoro. C’era una notizia, nata da un comunicato di Davide Fabbri, candidato sindaco. L’ha pubblicata e, il giorno dopo, ha messo la reazione dei diretti interessati. Invece di chiamarli ha usato la post di Facebook. Cambiano i fattori, ma non il prodotto. Fra l’altro, l’articolo apparso lunedì tende a far rientrare il problema (leggendolo ho pensato: il Verdi ne esce bene) anche, se, a margine, c’è la posizione di Davide Fabbri che si dice insoddisfatto. Giornalisticamente impeccabile.
Ma Maicol Ucci pare non sia della stessa idea. Probabilmente riteneva che non si dovesse più parlare della cosa. Legittimo anche se non condivisibile. Ma a cosa ha fatto? Su Facebook ha caricato un post (adesso si dice così?) con il quale oltre ad esporre le sue ragioni usa toni molto offensivi, a mio avviso, nei confronti del cronista. Ma non è finita lì. Come sempre, il post è stato corredato da una lunga serie di commenti. Molti dei quali diffamatori, sempre secondo me.
Non è un caso isolato. Situazioni del genere sono sempre più frequenti. È una situazione che non può essere accettata. Facebook è il far west. Lo è sempre stato, ma con il passare del tempo le cose sono peggiorate. La cosa assurda però è un’altra: sul banco degli imputati finiscono sempre e solo i giornalisti.
Lo so, adesso sarò accusato vedi voler difendere la categoria alla quale appartengo. Non è così. Ormai, fra l’altro, c’è anche poco da difendere. Però vorrei ricordare che i vituperati giornalisti qualche obbligo ce l’hanno. Innanzitutto c’è la spada di Damocle della querela, ma quella dovrebbe valere anche per Facebook. Non si diffama (continenza compresa) solo sulla carta stampata. Il codice penale parla chiaro. Poi il giornalista ogni giorno è sottoposto alla verifica del lettore. Quindi ci sono gli obblighi di legge: continui corsi di aggiornamento. Infine il rispetto delle norme deontologiche dell’ordine la cui violazione può portare fino alla radiazione.
P.S. Egregio sig. Maicol Ucci, non ci conosciamo, però mi permetto di segnalarle una cosa: lei ha scritto che Castagnoli prende ordini. Per di più da una parte politica. Non è vero. A parte che Gianpaolo, come tutti i giornalisti del Corriere, per fare quel lavoro è diventato socio della cooperativa versando soldi propri, così come lo ha fatto le due volte che i soci stessi sono stati chiamati a ricapitalizzare. È chiaro, Castagnoli, come tutti, ha una sua cultura, una sua ideologia che però non ha mai nascosto. Smettiamo di credere e pensare che chi fa informazione debba essere agnostico. Chi fa informazione deve essere intellettualmente onesto. E Gianpaolo, glielo garantisco perché ci ho lavorato a fianco per tantissimi anni, da questo punto di vista è irreprensibile. Ce ne fossero.
Questo post è stato letto 180 volte