Siamo una delle nazioni con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, ma le aziende non trovano manodopera
Manca manodopera specializzata. L’allarme era stato lanciato anche nell’ultima edizione di Fattore R dove fu presentato uno studio di Ernst & Young. Emergeva che in tema di sviluppo della tecnologia il 63 per cento delle aziende romagnole si sta attrezzando per affrontare la sfida del digitale. Però c’è una situazione di difficoltà determinata dal gap che esiste tra le competenze necessarie e quelle realmente disponibili nelle aziende romagnole. Adesso a lanciare l’allarme è stato Il Sole 24ore.
Nell’edizione di sabato, il quotidiano economico ha scritto che entro l’inizio del 2020 nelle regioni del Centro Italia sono previste poco più di 342mila assunzioni. Le imprese cercano soprattutto professionisti con elevata specializzazione: ingegneri e informatici; tecnici, intermedi e superiori; impiegati e operai nei settori edile, chimico, metalmeccanico. Nel terziario, invece, la richiesta principale è di cuochi e camerieri, operatori nel settore turistico-alberghiero e nel commercio e nell’assistenza alle persone.
Secondo il quotidiano però sono molte le professioni che non si trovano. Soprattutto, per i profili più legati alla manifattura (e al 4.0) una fetta consistente di inserimenti programmati dagli imprenditori è considerata, già oggi, difficile. I dati sono preoccupanti: in Emilia Romagna e Umbria la quota di “introvabili” sfiora il 40%; in Toscana si attesta al 35, nel Lazio è al 25,8%.
Secondo IlSole 24ore, cita dati Unioncanere, La fotografia dei lavoratori previsti in ingresso, nell’ultimo anno, in Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Umbria, Molise evidenzia una certa vitalità del tessuto produttivo-imprenditoriale locale “frenata”, però, da uno scontro impari: l’impossibilità di trovare la manodopera necessaria. Un paradosso in un Paese che ha un tasso di disoccupazione giovanile che viaggia intorno al 30%, e rimane agli ultimi posti nel confronto internazionale, davanti solo a Spagna e Grecia. Una situazione sulla quale non può proseguire il colpevole silenzio di politica e istituzioni. E le valutazioni (urgenti) devono partire dal presupposto che tutte le ricerche attestano che entro cinque anni, sei nuovi occupati su dieci dovranno avere una laurea o un diploma, con una formazione specifica in materia di digitale e green economy e/o competenze tecniche.
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