Oggi è l'anniversario della strage dei bretoni, il giorno più triste della storia della città. L'intervento di Daniele Gualdi
Seicentoquantatre anni fa Cesena conobbe il giorno più triste della sua storia. Il 3 febbraio del 1377 ci fu il Sacco dei Brettoni del 1377, il genocidio dei cesenati. Almeno un terzo della popolazione venne uccisa per ordine del Cardinale Roberto da Ginevra e per mano delle milizie mercenarie bretoni (Brettoni secondo l’antica grafia) guidate dal capitano di ventura John Ackwood (italianizzato in Giovanni Acuto). È come se oggi 30 mila cesenati fossero massacrati. Sarebbe un fatto sconvolgente, come lo fu all’epoca: tant’è vero che gli avvenimenti di quel giorno trovano spazio nei libri di storia. Tuttavia, non esiste a Cesena una memoria che si rinnova intorno a questo fatto storico. Ed è un peccato. Ieri il tema è stato trattato da Daniele Gualdi si Facebook con un interessante intervento che va oltre il fatto specifico.
Anch’io mi sono chiesto se avvenimenti così lontani nel tempo possano interessare chi vive o visita la nostra città oggi. Non solo è un dovere etico non dimenticare così tante vittime: di più, è un dovere pubblico mantenere la memoria di quegli anni che sono una parte importante della storia italiana. Una storia che s’incarna nelle battaglie combattute fra la lega di alcune città, capitanate da Firenze e papato, e di cui Cesena si trovò al centro.
Raccontare la storia della propria città in modo coinvolgente non è poi così difficile. Un esempio arriva dal mondo della storia dell’arte e del successo delle diverse “experience” su grandi artisti, da Caravaggio a Raffaello. Si potrebbe sfruttare, oltre ai documenti storici, il potenziale delle nuove tecnologie in modo innovativo e dinamico. Non solo per ricordare il Sacco dei Brettoni: penso all’importanza di un personaggio come Michele da Cesena, celebrato solo in alcuni convegni eppure molto presente in pubblicazioni, film e fiction di carattere storico. Renato Serra curò l’introduzione di “Fra Michelino e la sua eresia” di Armando Carlini; Umberto Eco gli dedicò molti passaggi ne “Il nome della Rosa”.
Fra Michele da Cesena fu infatti una grande figura europea agli inizi del quattordicesimo secolo: si trovò direttamente coinvolto nei rapporti tra ordine francescano e Chiesa cattolica, dapprima come Generale dei francescani e poi sospeso, deposto e infine scomunicato nel 1328 da papa Giovanni XXII dalla sua sede ad Avignone. Terminò i suoi giorni alla corte di Ludovico Il Bavaro, Imperatore del Sacro Romano Impero. Penso che la Biblioteca Malatestiana nel suo terzo lotto possa raccontare tutto questo. Sarebbe un altro tassello della storia della città, dall’evo antico ( museo archeologico), fino ai Malatesta, capace di valorizzare ancora di più la funzione storica e culturale della Malatestiana, di cui il libro sarebbe sempre il cuore pulsante.
P.S.
Ovviamente il centro cinema deve rimanere al San Biagio rinnovato e rilanciato. Immaginarlo nel terzo lotto della Malatestiana non se ne capisce la ragione.
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