Il 24 gennaio è stato presentato dalla Fondazione Cassa dei Risparmi il libro di Viola Ardone: “Il treno dei bambini”. Il libro tratta dell’arrivo in diverse città italiane del settentrione di bambini provenienti da zone disastrate dalla seconda guerra mondiale nell’Italia meridionale che furono accolti da famiglie (molte di queste saranno romagnole) nel tentativo di aiutare questi poveri fanciulli in condizioni miserevoli.
La cosa mi ha colpito perchè anche la mia famiglia è stata coinvolta direttamente da questa vicenda. I miei genitori si sposarono nell’ottobre del 1945 e pochi mesi dopo ospitarono a Forlì, nella casa dove sono nato (in via Mentana) un bambino che veniva da Napoli di nome Saverio, di circa 8/9 anni di età. Non so molto se non quello che mi raccontarono, molti anni dopo, i miei: era un bambino intelligente, molto vispo con ricci capelli neri, un forte accento partenopeo e che non sapeva nè leggere nè scrivere.
Quando gli veniva chiesto della sua famiglia di origine egli diceva che aveva molti fratelli e poi incrociava i polsi come quando si mettono le manette e diceva che che erano arrivati i carabinieri che li avevano arrestati.
Saverio venne rifocillato, custodito e accudito. Stette tre mesi con la mia famiglia e come è naturale si affezionò ai miei genitori e loro a lui. Poi mia madre rimase incinta di mia sorella, più grande di me, che nacque nel novembre del 1947 e allora Saverio dovette ritornare dai suoi a Napoli.
Ennio Gelosi
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