Le priorità per il Pd

Le priorità non sono i nomi, servono risposte a giovani, ceti bassi e periferirie

Perché una forza di sinistra ha perso i voti dei ceti deboli e delle periferie? Oltre il 60 per cento dei bambini che iniziano il percorso scolastico faranno un lavoro che ora non esiste, quindi bisognerà adeguarsi. Sono due delle frasi pronunciate da Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, a Cesenatico nel corso del confronto con Bombardieri, numero uno della Uil nazionale. 

Sono domande alle quali il Pd deve dare una risposta se vuole tornare ad essere una grande forza popolare. In politica non servono le alchimie o gli specchietti per le allodole, ma le proposte. E’ sempre stato così, ma lo è ancora di più in questo momento anche alla luce della situazione che c’è nel centrodestra. L’offerta politica più concreta è quella di Fratelli d’Italia che però è molto conservatrice quindi fatica a sfondare verso chi ha una cultura di sinistra. Cosa che invece riesce alla Lega che ha una più proposta frammentata, ma parla soprattutto alla pancia della gente e fa presa anche nei frequentatori delle ex case del popolo. Non a caso negli anni Novanta Massimo D’Alema definì la Lega una costola della sinistra.

Pensare di combattere il Carroccio e Salvini con le sue stesse armi è inutile oltre che sbagliato. Va affrontato dal punto di vista dell’offerta politica e tornando tra la gente. Cercare il confronto solo in campagna elettorale non solo non serve a niente, ma è addirittura nocivo. Non a caso la risposta classica è: “Venite solo adesso”.

Giovani, ceti deboli, periferie. A questi temi a chi l’ambizione di essere un partito di massa deve cercare di dare risposte. Naturalmente il convitato di pietra è il lavoro attorno al quale ruotano tutte le politiche. Se c’è occupazione va tutto meglio in quanto ci sono più opportunità per tutti.

E’ di questo che si sarebbe dovuto parlare al festival de l’Unità, non del rientro di Renzi e Bersani. Un grande partito deve essere inclusivo, quindi non può chiudere le porte a nessuno. Però non si può neppure pensare che venga ucciso il vitello più grasso per salutare il ritorno del figliol prodigo. E, comunque, non sono i nomi che contano, ma le idee che devono necessariamente essere riformiste.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.