Un esempio: il provvedimento unitario delle Regioni Emilia Romagna, Veneto e Friuli
CESENA. Decisione congiunta dei governatori di Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia per cercare di evitare che i loro territori diventino zona arancione. L’obiettivo è ridurre gli assembramenti. Nel mirino finiscono soprattutto gli aperitivi, le passeggiate nei centri storici e, in alcuni casi, i mercati ambulanti. Nessuno può prevedere se basterà. Però va apprezzato il tentativo di fare qualcosa per andare oltre i provvedimenti del governo. Non a caso è sempre d’attualità relativo a come gestire le limitazioni. Le scuole di pensiero sono due: decisione unica per tutta Italia, misure regionali. Quest’ultima è la scelta che predilige il presidente del Consiglio e che è anche la più logica.
Certo, una linea guida nazionale ci deve essere e non potrà essere migliorata dalle Regioni. Ma, ad esempio, non era condivisibile la richiesta di fare un’unica zona rossa da Marsala a Domodossola. Ogni territorio ha una sua prerogativa ed è logico pensare e ritenere che le decisioni vadano prese in zona.
Se non fosse così il federalismo non avrebbe senso. I governatori sono eletti per decidere. Se non possono o non vogliono farlo è inutile eleggerli. Nello stesso tempo però si dovrebbe discutere del titolo quinto voluto e votato dal centrosinistra. Andrebbe aggiustato. Come sarebbe da rivedere il numero delle Regioni. Ce ne sono troppe. Si dovrebbe andare in direzione di un macro regionalismo: in Italia ce ne dovrebbero essere dodici al massimo. Regioni da un milione di abitanti non hanno senso.
Ogni territorio invece deve essere capace di ricavarsi il suo spazio facendo sistema. Giordano Conti, quasi venti anni fa, in campagna elettorale, parlava di sistema Romagna. È quello al quale dobbiamo puntare. I campanilismi devono continuare ad esistere (io sono un campione), ma in ambito culturale, sportivo, enogastronomico, ecc. Per il resto dobbiamo essere realisti. Università, sanità, trasporto locale, fiere sono solo alcuni esempi. Ma ce ne possono essere tanti altri sui quali cercare sinergie e fare sistema. L’importante è avere una mentalità aperta unita ad una visione di prospettiva e, soprattutto, bandire chi vuole fare l’asso pigliatutto. Gli accordi devono tutelare il territorio, non una parte di territorio.
Questo post è stato letto 177 volte