Ristabilite alcune verità che cambiano il modo di vedere le cose
CESENA. Cara Olanda, non è tutto oro quello che luccica. Il paese guidato dal premier Mark Rutte è da sempre inserito nella lista dei rigoristi, ovvero coloro poco o per nulla disponibili a concedere deroghe sul debito pubblico. Gli strali sono indirizzati a tutti, ma tra la vittime preferite c’è l’Italia, considerato un paese non solo spendaccione, ma con le mani bucate e con la totale incapacità di tenere sotto controllo i propri conti pubblici. Fra l’altro nessuno dice che abbiamo sempre avuto un buon avanzo primario (saldo positivo prima degli interessi).
Intanto oggi Tino Oldani, giornalista e saggista, dalle colonne di “Italia Oggi”, quotidiano economico, manca un sonoro vaffa all’Olanda. E ricorda a Mark Rutte e a tutti coloro che condividono la sua posizione che se si sommano il debito pubblico e quello privato, i Paesi Bassi sono quelli che in Europa stanno peggio. I tulipani hanno un debito privato pari al 250% del pil, seguiti dalla Francia (200%) e dalla Spagna (150%), mentre Italia e Germania si collocano a quota 100% del pil. Di conseguenza, stando a Bankitalia, la somma del debito pubblico e di quello privato risultava pari al 300% del pil in Francia e in Olanda, al 250% in Italia e al 170% in Germania. Il dato (l’ultimo disponibile) è stato calcolato prima dell’emergenza Covid, quindi dovrà essere rivisto, ma tutto lascia credere che le posizioni in classifica difficilmente cambieranno.
Poi, per rafforzare la sua teoria, Oldani aggiunge: che si debba tenere conto del debito complessivo di un paese, e lo si debba fare prima di dare partita vinta ai falchi dell’austerità, lo suggerisce anche un passaggio dell’articolo che Mario Draghi ha pubblicato sul FT il 25 marzo 2020, a inizio pandemia, in cui spostò l’attenzione dal debito pubblico a quello privato: «La risposta (alla pandemia; ndr) deve comportare un aumento significativo del debito pubblico. La perdita di reddito sostenuta dal settore privato – e qualsiasi debito accumulato per colmare il divario – deve alla fine essere assorbito, in tutto o in parte, dai bilanci pubblici. Livelli di debito pubblico molto più elevati diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e saranno accompagnati dalla cancellazione del debito privato».
L’importante è che a discutere coi falchi ci possa andare Draghi che ha la personalità e il carisma per mettere a cuccia il Mark Rutte di turno. Altri che possano farlo, in questo momento, è difficile vederne in Italia.
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