È il padre di un nuovo modo di fare giornalismo
CESENA. E’ morto Eugenio Scalfari e il giornalismo non può che essere in lutto. Quando si parla di Scalfari lo si identifica come il.fondatore di Repubblica, cosa che, comunque, è un grandissimo merito. Ma è stato molto di più: ha introdotto o inventato (ognuno usi il termine che più lo aggrada) un nuovo modo di fare giornalismo. Non a caso Repubblica veniva indicato come il giornale partito. Questo perché Scalfari disse addio alla cronaca “paludata”. Volle fare un giornale con un’idea della politica e dello Stato. Un prodotto identitario. Quello che aveva già fatto con l’Espresso e che fece diventare il tratto distintivo del quotidiano.
Significativo il sommario del pezzo dell’odierna apertura di Huffingtonpost: fondò l’Espresso per incarnare settimanalmente un’idea del mondo. Fondò La Repubblica per incarnarla quotidianamente. Credeva al potere dell’opinione. E ogni giorno l’opinione doveva dividere il mondo in due. Così ha rivoluzionato il rapporto fra giornalismo e politica.
Chapeau signor Scalfari. Grazie per quello che ha fatto e insegnato ai giornalisti. Perché un prodotto editoriale, a partire dai giornali (siano essi cartacei o online) non può essere un copia/incolla all’ennesima potenza.
Inoltre non è vero che un giornale debba essere equilibrato. Deve essere corretto, nel senso che non può distorcere le notizie, ma deve avere una linea editoriale chiara. È quello che ha insegnato Eugenio Scalfari. È la sua eredità. Naturalmente si deve partire dal presupposto che non si può piacere a tutti. Del resto se piaci a tutti (copia/incolla) rischi di non piacere ai lettori, in particolare a quelli che prediligono un organo di informazione che abbia un’anima, un’identità.
È così che Repubblica, partendo da zero, ha scalato le classifiche di vendita. Grazie Scalfari per quello che ha fatto e ci ha regalato.
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