Il PD deve fare sua la frase pronunciata da Berlinguer nel 1984
CESENA. La scelta di Calenda è incomprensibile e dà l’idea plastica di chi sia il nuovo “Pinocchio” della politica italiana, almeno tra coloro che pascolano a ridosso del centrosinistra (perché è chiaro, da sempre, che Calenda, per valori, non c’entra nulla, con il centrosinistra).
Ma l’aver stretto un Patto con lui, evidentemente non chiaro sulla variabile non secondaria in costruzione (l’accordo con Bonelli e Fratoianni), identifica Enrico Letta come l’amico troppo buono – che tutti abbiamo – al quale vogliamo bene, ma che sappiamo essere sempre a rischio di “fare una grossa cazzata”, come si dice in Romagna.
Perché da questa vicenda esce certamente distrutta la credibilità di Calenda, ma anche Letta non ci fa di sicuro la figura dello statista.
Certo, è stato paziente, creativo, dimostrando uno spirito di sacrificio che il popolo del Pd ha apprezzato, perfino accettando la vicinanza innaturale con Calenda e con altri dello stesso conio come Di Maio e Fratoianni. Ma quando si cammina su un filo sospeso a molti metri da terra, come ha fatto Letta nelle ultime due settimane, si deve saper calcolare ogni refolo di vento, altrimenti si precipita al suolo.
E il Pd, visto che lui non ha calcolato una botta di vento pesantissima, al suolo ci sta precipitando.
Ma, ricordando il “siamo di fronte ad un momento pieno di insidie per le istituzioni democratiche” di Berlinguer a Padova il 7 giugno 1984, nel comizio durante il quale accusò l’emorragia cerebrale che lo portò, pochi giorni dopo, alla morte, adesso dovrà gettarsi alle spalle la tristezza e combattere perché il centrodestra non vinca di troppo, pronto come è a trasformarci, in poco tempo, nella nuova Ungheria del Mediterraneo.
Però dovrà farsene una ragione, senza stare troppo tempo lì a lamentarsi di ciò che è stato. Punto.
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