Si chiama Icsid, cioè Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative agli investimenti. Ha sede a Washington ed è una sorta di magistratura “coperta” che può costringere gli stati nazionali a pagare enormi somme alle imprese multinazionali che sostengono di aver subito danni a causa di leggi a tutela dell’ambiente, della salute o semplicemente dell’interesse pubblico dei cittadini. Il contrario, vale a dire la citazione in giudizio di grandi gruppi industriali, non è previsto. Solo il pubblico versa, solo il privato incassa. Fosse uno stato, anziché una corte semi segreta, non si esiterebbe a definirlo “stato canaglia”.
All’Icsid il settimanale tedesco Die Zeit ha dedicato un lunghissimo reportage, tradotto sulla pagine del periodico Internazionale (n.1048). L’esito della seria inchiesta è a dir poco inquietante: nel 1989 di fronte a tale organismo fu istruito un solo processo, mentre oggi i casi sono centinaia. Il primo punto è che questi “processi” non sono pubblici e dunque è molto difficile venire a conoscenza di quello che viene deliberato da tali “giudici” che in realtà sono semplici esperti di giurisprudenza nominati dalle varie parti in causa. Non è chiaro neppure a quali norme e sentenze facciano riferimento. L’impressione è che sia una macchina creata apposta per spillare montagne di soldi ai Paesi. La Germania, per esempio, è stata citata in giudizio per 4 miliardi di euro da un colosso svedese dell’energia, a causa della scelta di Berlino di abbandonare il nucleare. Chi si è rifiutato di pagare, come il Sudafrica, è stato costretto tramite varie pressioni, a modificare le proprie leggi in senso più favorevole alle multinazionali. Cosa aspettano i governi dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e delle altre nazioni che si definiscono “democratiche” a sopprimere l’Icsid?
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