Cresce il divario fra poveri e ricchi. Inflazione Robin Hood al contrario

Gli aumenti pesano soprattutto sui redditi bassi. I dati sono impietosi

CESENA. Ogni giorno la lettura dei giornali regala interessanti spunti di riflessione. Oggi, per la verità, non offrono un quadro edificante, in particolare per quanto riguarda il medio termine. Alcuni titoli portano a pensare che la situazione economica possa peggiorare: occupazione, frenata in arrivo: a novembre il tasso cala al 60,3 per cento (Il Sole 24 Ore); Bce: i salari cresceranno nell’Ue in Italia l’occupazione tira il freno (La Stampa); pandemia e guerra frenano il lavoro (Il Tempo); l’occupazione rallenta (Avvenire); l’occupazione torna a calare e aumentano gli inattivi (Gazzetta del Mezzogiorno).

Ma quello che fa alzare il livello della preoccupazione è quello che Rita Querzé scrive sul Corriere della Sera (pagina dell’Economia). Il titolo è significativo: cresce il divario tra poveri e ricchi. Perso il 2,9 per cento del potere d’acquisto mentre nella Ué è salito del 22,6. Rita Querzé incolpa l’inflazione che la considera una Robin Hood al contrario: toglie ai poveri per dare ai ricchi.

Per rafforzare la sua teoria ha fornito alcuni dati che dimostrano che i beni dei quali il prezzo cresce di più sono quelli di cui non si può fare a meno: alimentari più 13,1 per cento, bollette 54,5, tassi sui mutui dall’1,45 al 2,73. Senza parlare del recentissimo aumento dei carburanti. E tutto questo porta a una situazione preoccupante che emerge, scrive l’articolista del Corsera, se dividiamo in cinque fasce di spesa le famiglie italiane. Ebbene, a settembre 2022 gli italiani con i cordoni della spesa più tirati facevano i conti con un’inflazione al 17,5 per cento contro il 10,4 del quinto scaglione, quello con la spesa maggiore. Questo significa che l’inflazione per i ricchi è più bassa perché nel loro paniere ci sono beni rincarati meno. Poi aggiunge che tra i paesi Ocse, tra il 1990 e il 2020, hanno subito una perdita del 2,6 per cento contro un aumento medio nell’area euro del 22,6. 

Sono dati che non possono più essere sottovalutati. È indubitabile quindi che ora ci sia un interesse collettivo a redistribuire la ricchezza in modo equo perché poi l’equità a sua volta favorirebbe la crescita. E’ un teorema semplicissimo. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.