
Dazi Usa, il mondo del vino romagnolo si interroga sugli effetti delle tariffe doganali volute da Trump dopo gli accordi con l’Unione Europea siglati in Scozia che entreranno in vigore il 7 agosto. A seguire con grande attenzione questi andamenti è la Cooperativa Terre Cevico, con stabilimenti di produzione a Lugo e Forlì. Si tratta di una delle principali realtà vitivinicole italiane, il cui fatturato di 206 milioni di euro è legato all’export per oltre il 43%.
Una delle fasce di prezzo più colpite, secondo i primi dati, potrebbe essere quella da 3 a 6 euro a bottiglia, mediamente superiore a quella presidiata da Terre Cevico.
«L’aggregazione cooperativa dell’offerta – commenta il presidente di Terre Cevico, Franco Donati – anche in questo caso, ha un valore diretto per la competitività dei produttori, riuscendo ad assorbire meglio gli scossoni del mercato. Prima dell’entrata in vigore dei dazi una bottiglia di vino romagnolo venduta al distributore a 2,6 euro raggiungeva un prezzo al dettaglio di circa 6 euro. Si stima che ora lo scontrino salirà ora a 8 euro, con un rincaro finale di oltre il 30%. Al problema dazi va aggiunta la svalutazione del dollaro. Negli ultimi mesi il biglietto verde ha perso oltre il 10% del proprio valore, rendendo ancora meno competitivi i prodotti provenienti dall’estero per il consumatore americano».
L’Osservatorio del vino dell’Unione Italiana Vini, ha stimato un danno complessivo di 25 miliardi di dollari come effetto dell’intesa Usa-Ue su tariffe al 15% per le importazioni europee oltreoceano. Secondo le stime questo determinerà un calo del consumo di vino italiano, francese e spagnolo per circa 3 miliardi di dollari.
«L’export emiliano romagnolo – commenta il presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi – vale circa 10,5 miliardi di euro e l’agroalimentare pesa per quasi 1 miliardo. Il vino è un autentico fiore all’occhiello per la nostra regione e per la Romagna, che nel 2024 ha visto un valore dell’export pari a oltre 460 milioni di euro, di cui 90 generati da Terre Cevico. Riteniamo assolutamente sbagliato e segno di debolezza da parte dell’Unione Europea avere ceduto sull’applicazione di una web tax alle “Big Tech” americane, misura da noi invocata da tempo. Come proposto anche dall’assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna Alessio Mammi, riteniamo opportune misure che prevedano interventi compensativi e un impegno forte da parte dell’UE a favore delle filiere colpite, come quella del vino, anche a sostegno dello sforzo delle imprese del nostro territorio per conquistare nuovi mercati esteri».
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