di Gaetano Foggetti
Credo che se si vuole parlare di libertà di stampa bisogna fare in modo che le varie testate siano indipendenti e autonome; questo si concretizza in maniera direttamente proporzionale al loro affrancamento rispetto ai capitali privati. Per questo sono un fermo sostenitore del contributo pubblico all’editoria».
Non ha dubbi Bruno Molea, deputato forlivese di Scelta civica – vice presidente del gruppo parlamentare – e capogruppo del partito fondato da Monti all’interno della Commissione cultura, l’organismo che sta seguendo l’istruttoria per valutare la proposta avanzata dal Movimento 5 Stelle il 23 gennaio 2014 intitolata “Abolizione del finanziamento pubblico all’editoria”.
«Una posizione che, ribadisco, personalmente non condivido – sottolinea Molea – ma sulla quale la Commissione sta facendo un lavoro importante anche con una serie di audizioni che in questi mesi ci hanno permesso di ospitare addetti ai lavori, rappresentanti di Ordine dei giornalisti e Federazione della stampa, per poi passare, ed è la fase attuale conclusiva del primo esame, ai cosiddetti esperti».
Quali indicazioni ha tratto da questi incontri?
«Sono convinto più di prima che una riforma della lege vada fatta anche per eliminare le facili elargizioni e le storture del passato. C’è necessità in qualche modo di rientrare in limiti più restrittivi, ma da qui a togliere il finanziamento a strumenti che sono fondamentali per una corretta, libera e democratica informazione ai cittadini ce ne passa molto. Credo che l’editoria vada supportata, non condizionata, e la pluralità dei mezzi di informazione, che interpretino il loro ruolo in maniera corretta e non di parte, rappresenta comunque una ricchezza a beneficio della società civile».
L’attuale momento di ascolto della Commissione, che sta per volgere al termine, prelude alla seconda, e più complessa, fase: quella della redazione del vero e proprio testo normativo, sul quale lavorerà un comitato più ristretto che potrebbe anche riscriverlo in toto per poi restituirlo alla Commissione per i vari emendamenti che andranno esaminati uno ad uno. A quel punto l’approdo in aula.
«Epilogo questo – anticipa, però, il deputato forlivese – che potrebbe arrivare non prima di un anno o anche oltre, visto che il Parlamento sarà chiamato nell’immediato futuro a impegnarsi su argomenti prioritari come l’elezione del Capo dello Stato (ieri le dimissioni del Presidente Giorgio Napolitano, ndr), la legge elettorale e le riforme costituzionali».
(intervista apparsa sul Corriere Romagna del 15 gennaio 2015)
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