A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende. Qualcosa del genere, se non ricordo male, lo disse qualcuno che in Italia è stato molto potente. La frase torna di stretta attualità in un momento topico per l’editoria. Sono in giorni in cui si decide il futuro dei giornali non profit e cooperativi. E in un momento come questo Andrea Riffeser Monti, editore del Resto del Carlino e della Nazione, interviene a gamba tesa. Ha detto che Renzi deve togliere i contributi ai giornali per non far vivere quelli che stanno in piedi artificialmente”.
Dal suo punto di vista è una posizione perfettamente legittima. Eliminando i contributi uscirebbero dal mercato tanti piccoli giornali e quella fetta di copie e pubblicità finirebbero nelle mani di un ristretto gruppo di editori. Saranno contenti i Cinque Stelle e, in particolare Grillo (col quale un giorno, a Cesena, ebbi un confronto molto duro), che sono stati l’ariete nella campagna che potrebbe portare alla cancellazione delle piccole realtà e alla creazione di un mezzo monopolio nella carta stampata.
Che Riffeser sia bravo a cercare di influenzare la politica è risaputo. Del resto fa il suo lavoro, e bene. Non a caso, nel recente passato, suoi giornalisti di punta sono stati schierati sia a livello regionale (Cane’) che nazionale (Mazzucca). Adesso scende in campo direttamente. E fa un appello a Renzi per tagliare i contributi. A parte il delicato tema della pluralità dell’informazione, ci sono alcune cose che Riffeser non dice. L’aspetto forse più importante è che quei contributi che l’editore del Carlino vorrebbe cancellare, allo Stato non costano niente (i soldi rientrano grazie al Pil che si genera) e consentono di non dare un colpo pesantissimo all’Inpgi che già sta soffrendo moltissimo. Molto più a fondo perduto sono invece i soldi per i prepensionamenti, dei quali i grandi editori, soprattutto, hanno fatto incetta a piene mani e per i quali chiedono che il governo stanzi ulteriori fondi.
Sia chiaro, in un momento così difficile per l’editoria i prepensionamenti sono importanti in quanto permettono di di alleggerire gli organici senza appesantire i conti dell’Inpgi. L’errore è cercare di far valere la legge del più forte. Come in tutte le cose, serve equilibrio e anche buon senso.
Nell’editoria, come in tutto il resto. Non è bello vivere in un paese regolato con le leggi della giungla. Non dimentichiamo mai che la vera forza dell’Italia è stata la distribuzione della ricchezza grazie alla presenza della classe media. Quella che, più di ogni altra, ha risentito gli effetti della crisi e che certe politiche industriali rischiano di tarparle definitivamente le ali.
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