Sabato 10 novembre il centro di Forlì ha presentato uno scenario del tutto inedito. Trecento persone, di tutte le età, con indosso una pettorina fosforescente, hanno formato una catena umana lunga quasi mezzo chilometro e si sono scambiati dei pacchi. All’interno c’erano caffè, tè, cioccolato, biscotti e tanti altri prodotti del commercio equo solidale, trasferiti di mano in mano dalla vecchia bottega al nuovo negozio.
Centinaia di confezioni hanno viaggiato sul “nastro trasportatore” organizzato dai volontari, dai soci e dagli amici della cooperativa sociale Equamente, che gestisce il punto vendita forlivese. Il flash mob è stato immortalato da centinaia di foto dei passanti incuriositi e filmati dagli stessi promotori tramite delle microcamere fissate sugli imballaggi. Un trasloco soprattutto simbolico, perché ovviamente il locale era già allestito, ma carico di significati. Al termine del passamano, almeno 600-700 persone si sono date appuntamento per l’inaugurazione, fra degustazioni gratuite e musica dal vivo.
Stando all’economia classica (o meglio la versione neo liberista che ha dominato la scena negli ultimi trent’anni), le cui ricette hanno prodotto la crisi scoppiata fra il 2007 e il 2008, l’iniziativa è priva di effetti concreti. Al massimo un incasso un po’ superiore il giorno di apertura, tuttavia irrilevante nel bilancio annuale e un modesto effetto pubblicitario non apprezzabile perché non ha comportato un investimento monetario. Invece dell’evento si è parlato per giorni sui social media, ha ricevuto attenzione da parte della stampa, ha richiamato gente, soprattutto ha irrobustito e ampliato la rete di legami relazionali che sono la base dell’economia civile e solidale. Centinaia di persone hanno partecipato e si sono sentite protagoniste, dando un contributo festoso e convinto. L’ennesimo esempio concreto di come l’economia del bene comune è la via per superare l’ideologia del massimo profitto.
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