Storie vere di vita contadina sulle colline romagnole di Cesena. Fine anni 50 – inizio anni 60. Storia N. 1
Nelle colline Cesenati (San Tommaso, Saiano, Carpineta) vivevano alla fine degli anni 50 due famiglie contadine: e fiol d’Miseria e Sgarnen. L’origine dei nomi si perdevano nel tempo. Si sapeva solo che il vecchio Miseria era nottambulo ed una notte uscendo sul terrazzo (senza ringhiera) per fare la pipi’, precipito’ di sotto e morì. Il figlio piu’ grande che era un zitalon (all’epoca veniva definito zitellone un uomo non sposato che aveva superato i 30 anni) divenne capofamiglia (il nome diventò e fiol d’Miseria). Sgarnen era sposato da poco e la giovane moglie era famosa perché la calziva in te grambil (calciava nel grembiale, cioè le piacevano molto gli uomini). Sgarnen lo sapeva ed era sempre molto guardingo e sospettoso. Era stato un matrimonio forzato ma il figlio più grande doveva sposarsi ed scape’ ad ca ( uscire di casa) per alleggerire la famiglia numerosa.
Quando un figlio sposato andava ad abitare in un altro paese manteneva il nome della casata originaria. Se rimaneva nello stesso paese , il nome veniva modificato con l’aggiunta di un aggettivo.
Il sabato mattina, Sgarnen attaccò l’asino (i benestanti avevano il cavallo) a e baruzen ( un piccolo biroccio leggero) e si avviò per andare in città. Avrebbe comprato un chilo ad pigadura (carne da brodo di terzo taglio) ed altri oggetti per la famiglia. Era normale di domenica pranzare con le pappardelle in brodo e come secondo il lesso con le patate.
All’altezza della chiesa di Saiano si ruppero i finimint ( l’imbrgatura che serviva per agganciare il calesse all’asino). Sgarnen disse due bestemmie e tornò indietro per prendere quelli di riserva. Quando fu vicino all’aia udi’ lamenti lunghi e prolungati che sicuramente non erano quelli di un gatto. La moglie era nel letto con e fiol d’Miseria.
Sgarnen capì’ tutto. Si precipitò nella camera da letto. Il letto era di legno e molto alto, i materassi erano fatti di foglie di frumento. Nel trambusto, e fiol d’Miseria si nascose sotto il letto e la donna cercava di rivestirsi in fretta. Sgarnen che era grande e grosso (ma anche un po’ pataca) era furibondo. Salì sul letto e cominciò a saltare finchè il letto non si sfasciò. Il povero Miseria cominciò ad urlare dal male come un pazzo. Non ci fu modo di farlo smettere. Si era fatto male veramente e non riusciva a stare in piedi. Per salvare l’apparenza decisero di simulare una caduta dalle scale del pollaio mentre cercava di rubare le galline e lo portarono a casa sempre dolorante ed urlante. Dopo tre giorni il male aumentava e il povero Miseria non si raddrizzava. Decisero di chiamare il medico (il famoso Dottor Celletti) che lo fece ricoverare all’ospedale vecchio di Cesena (vicino al passaggio livello dove oggi ci sono gli ambulatori della AUSL). Provarono ad ingessarlo ma il pover’uomo non si raddrizzò mai più. Visse sempre gobbo con l’aiuto di un bastone. Donde il detto ‘’e Gubazz ad Miseria’’.
Fiorenzo Barzanti ( barzanti.fiorenzo@gmail.com) riproduzione vietata
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