«Linus si è temporaneamente fermato per una serie di problemi gravi e di complicata soluzione, riguardanti stampa e logistica e conseguenti a un difficile momento della società editrice. La volontà dell’editore è senz’altro quella di proseguire la pubblicazione di Linus, come ovvio permettendo agli abbonati di recuperare i numeri persi. Ma perché la volontà si trasformi in qualcosa di più concreto, e quindi nelle prossime uscite del mensile, mancano ancora alcuni passaggi che speriamo di potervi comunicare al più presto».
Con queste poche righe Baldini e Castoldi congedano dal pubblico una delle riviste storiche del nostro Paese. Ma quel che fa rabbia è che la ragione della (si spera temporanea) chiusura di questa testata non è dettata dalla mancanza di idee o stimoli, ma è il prodotto della già menzionata crisi dell’editoria, che taglia le gambe a prodotti di qualità e consente a riviste come “Novella 2000” e “Visto” di continuare a vivacchiare, intasando le edicole e le menti dei lettori italiani. De gustibus.
Sta di fatto che ci lascia un’istituzione, un baluardo che si pensava non potesse mai cadere. Perché, diciamocelo, sopravvivere agli anni Settanta non è stato facile per nessun prodotto culturale italiano. Linus è nata nel 1965, fondata da Giovanni Gandini e dedicata al celebre personaggio nato dalla matita di Charles Schultz. Negli anni Settanta è stato il baluardo del fumetto internazionale nel nostro paese, un fumetto autoriale e quindi difficile da diffondere tramite testate autonome. Il mercato delle bandes desinées, esploso negli ultimi anni grazie alle numerose pellicole ispirate ai super eroi, viveva in pratica di Tex e poco altro e Linus cambiò molte cose.
L’Italia ha così potuto conoscere Bristow, B.C., Beetle Bailey, Big Sleeping, Bobo, Calvin & Hobbes, Corto Maltese, Dick Tracy, Dilbert, Doonesbury, The Dropouts, Jeff Hawke, oltre alle tavole satiriche di Jules Feiffer, Krazy Kat, Lil Abner e Fearless Fosdick, Maakies, Monty, Il Mago Wiz, Pogo, il Popeye di Segar, Valentina di Guido Crepax, i fumetti di Andrea Pazienza e Kako di Flora Graiff.
Oltre ai fumetti, sulle pagine di Linus sono comparsi i testi di moltissimi autori come Michele Serra, Pier Vittorio Tondelli, Stefano Benni, Alessandro Baricco, e nei «Supplementi» hanno fatto il loro esordio in Italia i supereroi della Marvel, con alcuni episodi dei Fantastici Quattro pubblicati a metà degli anni Sessanta.
Il servizio reso da questa rivista va al di là del semplice svago. Linus è stato infatti un veicolo di cultura che odorava di internazionalità. Grazie ai tanti autori concentrati in così poche pagine era possibile partire per un giro del mondo, sfruttando la nona arte come pretesto per comporre un quadro più articolato.
La rassicurazione che si tratti di una chiusura temporanea non lascia tranquilli. Ad oggi Linus è morto. Viva Linus!
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